martedì 24 aprile 2018

La libertà di sperare

La storia del piccolo Alfie Evans sta suscitando innumerevoli reazioni, che con sfumature diverse si posso riassumere in tre diverse posizioni: chi è a favore dei genitori e del trasferimento del bambino in Italia, chi vorrebbe che i macchinari che lo tengono in vita fossero staccati, e chi non riesce a dare un giudizio netto vista la complessità dell'argomento. In questi giorni mi sono chiesto cosa farei io in questa situazione. Poi mi sono detto che io reagirei secondo la mia coscienza, la mia esperienza di vita, le mie convinzioni. Ognuno di noi reagirebbe in modo diverso. 
La vita e la morte sono dei misteri insondabili, forse i più grandi misteri dell'intero universo. Non ci sono certezze e voci univoche su questi temi. A chi appartiene la vita? A te stesso? Allo Stato? A chi si prende cura di te? A Dio? A nessuno? Chi può dirlo. So di non sapere diceva un celebre filosofo greco (Socrate). Cos'è la morte? Esiste un anima? Ognuno risponderà in base alla propria idea, al proprio sentire.
Sono convinto che ogni genitore lotterebbe per salvare il proprio figlio anche se ci fosse solo lo 0,01% di possibilità di salvezza. Non bisogna trascurare nemmeno la personalità dei genitori, la loro indole, il loro modo di vedere il mondo, la loro religiosità. Ecco è questo il punto. Può uno Stato arrogarsi il diritto di decidere il limite della libertà di coscienza di un individuo? Può limitare il sacrosanto diritto di sperare in un miracolo e di limitare in questo modo la libertà religiosa e spirituale di un individuo? Chi non crede ai miracoli può limitare la libertà di sperare in un miracolo? Dove finisce il diritto costituzionale e inizia quello del privato cittadino?
Si dirà che la legge vuole tutelare il bambino e su parere dei medici è giusto farlo morire e farlo smettere di soffrire, che le malattie neuro degenerative non hanno possibilità di un esito positivo. Si dirà pure che i genitori non possono giudicare perché emotivamente coinvolti, mentre un parere medico razionale e distaccato è più giusto. 
Obiezioni notevoli, ma che partono da un presupposto errato: l'infallibilità scientifica. Sono tanti i casi in cui la scienza è stata smentita da guarigioni inspiegabili, senza contare che la scienza, sopratutto quella medica non è ferma ma progredisce costantemente, cosi quel che ieri era la verità assoluta domani non varrà più perché smentita da nuove scoperte.
Il cervello è una macchina complessa, ancora non totalmente esplorata e i ricercatori spesso scoprono novità che contraddicono le scoperte precedenti ritenute assodate ed incontrovertibili scientificamente parlando. Peggio del bigottismo religioso vi è solo il bigottismo scientifico. 
In questi giorni ho letto sui social paragoni inappropriati con lo Ius Soli, dove la tragedia di un bambino è stata cavalcata a scopi propagandistici. Qualcuno si chiede perché concedere la cittadinanza italiana ad un bambino "praticamente morto" (cito le testuali parole, n.d.r.) e non ai bambini nati in Italia da genitori stranieri. Il punto focale è che la cittadinanza è stata concessa al piccolo Alfie non per mero capriccio, ma per consentire ai genitori del fanciullo di continuare a sperare, per mettere un freno ad una stortura burocratica e legislativa che mina la sacralità del libero arbitrio. Faccio notare poi che questi bambini "stranieri" in Italia godono degli stessi diritti dei bambini italiani, delle stesse tutele legali e sanitarie.
In conclusione credo di poter dire che nessuno meglio dei genitori del piccolo Alfie possano sapere cosa è giusto fare, semplicemente perché loro lo amano, e chi ti ama davvero fa di tutto per tenerti con sé ma è anche il primo che ti lascia andare quando si accorge che tutto è finito, che anche l'ultima speranza è svanita e soffrire è ormai inutile.

Nessun commento:

Posta un commento