mercoledì 7 giugno 2017

Il mistero dei Giganti

I racconti riguardanti giganti sono presenti in tutti i miti antichi, storie analoghe tra loro appaiono nelle culture di ogni angolo del pianeta. Le testimonianze più famose senza dubbio le troviamo nella Bibbia, allorché si parla dei Nefilim, tradotto col termine "giganti", ma che potrebbe significare "cadere, scendere" e riferirsi ad una razza aliena o ibrida, i cosiddetti angeli caduti e vigilanti della tradizione enochiana. Questi giganti non avevano affatto un carattere docile e furono annientati col Diluvio a causa della loro cattiveria. La Bibbia però nei capitoli successivi afferma che una parte di questi giganti scamparono alla morte, e infatti li ritroviamo tra le popolazioni ostili alle tribù di Israele: gli Anakim, gli Emim, i Refaim e i Zamzummim, i Gibborim.

In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi.
(Genesi 6:4)

Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo vista, è gente di alta statura; e vi abbiamo visto i giganti, figli di Anac, della razza dei giganti. Di fronte a loro ci pareva di essere cavallette; e tali sembravamo a loro.
(Numeri 13:32-33)

Nefilim, gibborim, refa’im, giganti: in buona parte dell’Antico Testamento è semplice trovare termini del genere volti a dipingere figure per noi estranee, quasi mitologiche.
Sembrerebbe difatti pressoché impossibile per noi immaginarci uomini alti come querce (Amos 2:9), titani di quasi 3 metri (1 Samuele 17:4), di 2.50 metri (1 Cronache 11:23) o intere popolazioni di colossale statura (Deuteronomio 9:1-2) senza inevitabilmente credere si tratti d’una qualche leggenda appartenente al passato.
La letteratura rabbinica, oltre a sottolinearne le sproporzionate dimensioni, aggiunge ulteriori elementi che contribuiscono a conferire ai giganti un’aura ben più spaventosa: essi potevano mangiare sino a 100 cammelli o cavalli al giorno, riuscivano a fermare i corsi d’acqua con un piede, avevano più denti rispetto ad un comune uomo, portavano numerose collane e conducevano una vita altamente immorale (Midrash Abkir; Ber. R. 27).
Nonostante queste ultime caratteristiche non siano ben esplicitate nelle Sacre Scritture, risulta abbastanza chiaro come il solo aspetto possa esser bastato per spaventare gli esploratori inviati da Mosè (Numeri 13:25-33).


Le popolazioni dei giganti

Il termine ebraico per specificare “giganti” è “refa’im“, ma in antichità gli stessi nomi di alcuni popoli potevano essere direttamente associati ad esseri umani di alta statura.
È questo il caso degli Amorrei, gli Emim, i Refaim, gli Anakim e i Zamzummim.
L’esistenza di tali popolazioni – sarebbe forse meglio parlare di tribù seminomadi – è documentata in diversi testi antichi sumeri ed accadici, sebbene per quanto concerne gli Anakim, ad oggi, non sono stati ritrovati resti o testimonianze scritte.
Secondo l’interpretazione d’alcuni studiosi, il termine “bene ha-Anak” (derivante da lingue semite) suggerisce che i discendenti di Anak – gli Anakim, appunto – avevano dei colli lunghi o che erano soliti indossare molte collane. Anche se l'assonanza con il termine Anunnaki lascia spazio a teorie affascinanti.
Oltre questo dettaglio etimologico, l’Antico Testamento ci riferisce che gli Anakim furono cacciati da Caleb (Giudici 1:20) il quale ne aveva conquistato i territori; molto probabilmente gli ultimi giganti di questa tribù furono poi assorbiti dai Filistei e dai Cananei per poi dissolversi del tutto.
D’incerta conformazione e sorte furono anche gli Emim e gli Zamzummim: molti biblisti supportano l’idea che furono dispersi tra le vicine popolazioni allo stesso modo degli Anakim.
Gli Amorrei, hanno lasciato ai posteri maggiori informazioni.
Sappiamo per certo che questa popolazione compose diverse tavolette databili tra il 1800 e il 1750 a.C. tutt'oggi nelle mani degli archeologi, da cui sappiamo che gli Amorrei adoravano divinità celesti quali Amurru e Sin, e che invasero la Mesopotamia attorno al 2000 a.C. per poi lentamente scivolare nel declino sino al 1595 a.C., sopraffatti dagli Hittiti.
Rispetto alle altre popolazioni di giganti, gli Amorrei probabilmente erano in possesso d’una maggiore conoscenza religiosa e giuridica.
In termini più generali, passarono alla storia come i regnanti-guerrieri di Babilonia che conquistarono tutte le aree nelle vicinanze, distruggendo varie città rivali: il rinomatissimo Hammurabi (XIX-XVII secolo a.C.) fu un esponente di questa stirpe, dal cui nome deriva il famoso Codice legislativo.
 
Tra Bibbia ed archeologia

Nelle Sacre Scritture vengono nominati, oltre a gruppi organizzati, anche singoli personaggi dalle dimensioni colossali.
L’esempio più chiaro è rintracciabile in Deuteronomio 3:11, dove viene descritto il letto del regnante Og, lungo 9 cubiti 
(1 cubito = 44,45 cm):

Perché Og, re di Basan, era rimasto l’unico superstite dei Refaim. Ecco, il suo letto, un letto di ferro, non è forse a Rabba degli Ammoniti? E’ lungo nove cubiti secondo il cubito di un uomo .
(Deuteronomio 3:11)

La fine del regno di Og viene narrata in Numeri 21:33-35 ed esistono diverse leggende in ambito ebraico a riguardo: la più inusuale racconta della furia cieca del regnante, una furia talmente poderosa che spinse il titano a sradicare una montagna con l’intento di uccidere tutti gli israeliti ma che, alla fine, gli si rivelò fatale poichè non riuscì a reggere il peso del monte e venne schiacciato.
Ancor più famoso è l’episodio biblico di Davide contro Golia (Goliath), narrato in Samuele I 17:4-5:
 
Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo (65 chili n.d.r.).

Volendo analizzare il tutto da un punto di vista biblico, appare evidente come sia la quantità che la stessa altezza di questi anomali colossi vada lentamente diminuendo dopo il Diluvio Universale.
Un elemento a prova di questa nostra affermazione è rintracciabile nell’estratto del Deuteronomio appena citato (“era rimasto l’unico superstite dei Refaim“), ove lo scrittore probabilmente intendeva re Og come l’ultimo superstite d’un gruppo di giganti più grandi rispetto agli altri.
Comparando inoltre l’ultimo gigante menzionato (1 Cronache 11:23) con i precedenti, è facile notare un graduale abbassamento d’altezza – da notare: l’egiziano in questione era forse alto quanto l’imperatore Massimino Trace (173 – 238), ovvero 2.50 metri.
Ma l’Antico Testamento non è l’unico libro a testimoniare l’esistenza dei giganti: autori come Plinio, Plutarco ed Erodoto descrivono energumeni in bilico tra i 2 ed i 3 metri; in tutte le mitologie/racconti antichi del pianeta è possibile trovare riferimenti a uomini straordinariamente alti.

I giganti delle Americhe

Diverse tribù di nativi americani hanno tramandato le leggende di una razza di giganti bianchi, aggressivi e spietati, che hanno abitato il continente americano e che in seguito sono stati spazzati via da cataclismi e indecifrate forze cosmiche. 

Alcune di queste leggende offrono particolari interessanti per comprendere meglio la natura di questi esseri. Dai Choctaw e i Comanche degli Stati Uniti, e andando verso sud, fino ai Manta del Perù questi racconti ancestrali recano ancora il sapore di un antichità in cui il mito si intreccia con la realtà.

Choctaw

Horatio Bardwell Cushman ha scritto quanto segue nel suo libro del 1899 “Storia dei Choctaw, Chickasaw, e Natchez indiani”:

“La tradizione dei Choctaw ... racconta di una razza di giganti, che un tempo abitavano l'odierno Stato del Tennessee, con la quale i loro antenati hanno combattuto al loro arrivo nel Mississippi durante la loro migrazione da ovest. ... La loro tradizione afferma i Nahullo (una razza di giganti) erano di grandiosa statura.” 
La tradizione dei Choctaw racconta quindi di una razza di giganti che un tempo abitavano quelle terre.
Cushman inoltre afferma che il termine Nahullo venne successivamente usato per descrivere tutti i bianchi, ma originariamente si riferiva specificamente ad una razza bianca gigante con la quale i Choctaw erano entrati in contatto la prima volta che attraversarono il fiume Mississippi. 
I Nahullo si diceva fossero cannibali e che uccidevano i Choctaw ogni volta che ne avevano l'occasione. 

Comanche

I Comanche erano una tribù delle Grandi Pianure, il loro capo Tuono Roboante, nel 1857, ha dato il seguente resoconto di un'antica razza di giganti bianchi: 

“Innumerevoli lune fa, una razza di uomini bianchi, alti 10 piedi (circa 3 metri, n.d.r.), e di gran lunga più ricchi e potenti di qualsiasi uomini bianchi che vivono adesso, hanno abitato una grande parte della terra, che si estende da dove sorge fino a dove tramonta il sole. Le loro fortificazioni erano incastonate tra le cime delle montagne, proteggevano le loro città popolose situati nelle valli sottostanti. Hanno superato ogni altra nazione fiorente, sia prima che dopo, in ogni tipo di abilità artigianale, erano coraggiosi e bellicosi, e governavano la terra che avevano strappato ai loro antichi possessori con mano forte e altezzosa. Rispetto a loro i visi pallidi dei nostri giorni sono dei nani, sia in arte che armi ...” 
Il capo ha spiegato che quando questa razza dimenticò la giustizia e la misericordia  e diventò troppo orgogliosa, il Grande Spirito la spazzò via e tutto ciò che restava della loro civiltà sono i tumuli ancora visibili sugli altopiani. 
Questo resoconto è stato documentato dal dottor Donald "Panther" Yates, ricercatore e autore di libri sulla storia dei nativi americani, sul suo blog.


Navajo

Yates ha anche scritto del popolo Starnake della leggenda Navajo; li ha descritti così: "Una razza regale di giganti bianchi dotata di tecnologia mineraria che ha dominato sull’Occidente, ha schiavizzato tribù inferiori, aveva roccaforti in tutte le Americhe. O si sono estinti o sono tornati nei cieli."

Manta

Nel 1864, Pedro de Cieza de León ha scritto nel Chronicle of Peru di giganti leggendari che gli erano stati descritti dagli indigeni Manta: "Ci sono, tuttavia, resoconti di giganti in Perù, giunti sulla costa a Santa Elena. I nativi riportano la seguente tradizione, ricevuta dai loro antenati da tempi molto remoti."
"Qui è giunto sulla costa, in barche di canne, grandi quanto larghe navi, un gruppo di uomini di tale altezza, che dal ginocchio in giù la loro statura era pari all’altezza di un uomo ordinario, anche qualora avesse avuto una buona altezza. I loro arti erano proporzionati alla misura deformata dei loro corpi, ed era mostruoso vedere le loro teste, con i capelli all’altezza delle spalle. I loro occhi erano grandi quanto piccoli piatti."
León ha detto che le abitudini sessuali dei giganti erano rivoltanti per i Nativi e che il cielo li ha infine annientati a causa di queste abitudini.

Paiute

Si dice che i Paiute abbiano una tradizione orale che narra di cannibali bianchi, dai capelli rossi e alti circa tre metri, che vivevano nella cava oggi chiamata Lovelock, in Nevada, o nelle sue vicinanze. Non è chiaro se questa tradizione orale circa questi giganti Sitecah sia vera o sia un’esagerazione o una distorsione delle loro leggende, visto che i Paiute furono per la maggior parte uccisi o dispersi nel 1833 in seguito a una spedizione dell’esploratore Joseph Walker.
Brian Dunning di Skeptoid ha analizzato le leggende dei Paiute e non ha trovato alcuna menzione circa i giganti Sitecah. Sembra, però, che ci fosse un popolo che praticava realmente il cannibalismo e che viveva nella cava di Lovelock. Qui infatti sono stati ritrovati resti umani, e alcune ossa umane che non avevano il midollo, il che suggerisce che esso fosse stato mangiato.

Ipotesi

L'archeologia di tanto in tanto porta alla luce ritrovamenti sconvolgenti. Ossa "umane" di notevoli dimensioni sono state recuperate durante gli scavi in molti siti sparsi un po' ovunque sotto la superficie del nostro pianeta. Al netto dei tantissimi fake realizzati con photoshop, quelli di comprovata veridicità restano un quesito senza soluzione per gli studiosi. 
La mitologia e la storia si intrecciano dando vita ad ipotesi affascinanti. I miti greci del cacciatore gigante Orione, dell'omonima costellazione, e dei ciclopi come Polifemo, di eroi dalla forza sovrumana come Ercole e Aiace Telamone stuzzicano la fantasia degli studiosi più coraggiosi, che suggeriscono l'esistenza storica di questi personaggi, di natura non umana, o ibrida.
Gli Shardana, antichi abitanti della Sardegna, di origine ignota, erano un popolo guerriero di notevole altezza, secondo alcuni studiosi sono diretti discendenti del continente perduto di Atlantide, i cui superstiti, tra cui i Pelasgi o popoli del mare hanno colonizzato altre terre, dando origine, attraverso incroci con le popolazioni locali, ad etnie dalle caratteristiche fisiche particolari, come i Baschi e i Berberi. 
Molte raffigurazioni ritrovate sulle tavolette sumere mostrano la divinità di dimensioni maggiori rispetto ai "comuni mortali". Oltre a simboleggiare la deferenza verso questi esseri "superiori", queste illustrazioni potrebbero descrivere una reale differenza morfologica e fisica. Se questi esseri provenienti da altri pianeti fossero stati davvero dei giganti, e si fossero ibridati prima attraverso tecniche genetiche e poi attraverso rapporti sessuali con le prime forme di homo sapiens, avrebbero potuto dar vita ad una stirpe ibrida di esseri con un altezza abnorme. Una caratteristica che è andata scomparendo quando gli incroci tra le due "razze" diverse sono terminati. 
Le forme di gigantismo, studiate dalla medicina contemporanea, sono dovute a mutazioni e disfunzioni genetiche ed ormonali. Non è chiaro come questi geni e ormoni si attivino in modo sproporzionato in alcuni casi, forse è un retaggio dei nostri antichi progenitori, scritto nel DNA, che ci ricorda l'origine non propriamente terrestre della razza umana.


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