sabato 8 gennaio 2022

Tornare all'anormalità

Negli ultimi due anni lo slogan principale usato per ammansirci, oltre allo sciagurato "andrà tutto bene", è stato il celeberrimo "tornare alla normalità". Cioè tornare alla vita che facevamo prima che questo virus ci scombussolasse l'esistenza. Alcuni sociologi si sono spinti ad affermare che ci dovremo abituare ad una nuova normalità, un modello sociale più vicino a quello cinese che a quello occidentale finora da noi sperimentato. Ciò comporterebbe un ulteriore inasprimento della nostra capacità di autodeterminazione. Ma a quale normalità ci si riferisce quando si parla della vita pre-covid? Al tornare liberi come prima si dirà. Resta da capire però se prima eravamo davvero liberi. Certamente avevamo la possibilità di uscire liberamente, frequentare luoghi e persone senza restrizioni, lavorare senza subire ricatti. Ma oltre questo eravamo pur sempre in una gabbia, seppur dorata. Un recinto dove altri avevano già deciso molti aspetti della nostra vita, per cui la nostra libertà era ed è subordinata da molteplici fattori. Ma quando una persona è davvero libera? Solo quando può fare una molteplicità circoscritta di azioni? Quando può esprimere il proprio pensiero, le proprie idee che siano però gradite ad un algoritmo o coerenti rispetto ad censura sociale sempre più stringente. Nasciamo già dentro dei recinti, nei quali abbiamo l'illusione di essere liberi, cresciamo seguendo leggi e norme sociali più per convenzione che per convinzione. L'informazione a cui abbiamo accesso è scremata e costruita per manipolare e far convergere l'opinione pubblica verso una determinata idea precostituita. Le poche voci fuori dal coro vengono ostracizzate, ridicolizzate e messe a tacere. Le varie fazioni che si contrappongono in ambito politico sono una fetta della stessa torta, e i leader che sembrano farsi la guerra in realtà recitano un ruolo ben preciso, catalizzando e polarizzando una schiera di succubi elettori. La tecnica di trovare sempre un nemico, un capro espiatorio per raccogliere consensi è vecchia e ben remunerativa. Uno dei tanti stratagemmi per sviare e nascondere l'obiettivo principale, cioè il mantenimento del potere e del controllo. Il popolo che si illude di contare qualcosa solo perché vota è stregato dall'utopia di poter cambiare le cose. In realtà il campo d'azione dei politici è limitato da forze molto più forti, come il mercato e l'idealismo postumano. Le leggi vengono già decise e i cambiamenti sociali già programmati, nessun politico possiede la forza di opporsi, nemmeno il presidente degli USA. Viviamo in un mondo dove inconsapevolmente abbiamo ceduto il controllo delle nostre vite. Oltre a conoscere i nostri dati anagrafici, economici e medici chi decide i nostri destini conosce già tutto di noi tramite i social e le App che arbitrariamente utilizziamo. In un mondo simile è ancora lecito parlare di libertà? O sarebbe meglio parlare di libertà vigilata o simulata? In questo contesto definirsi liberi è estremamente difficile e azzardato. Ma c'è una luce dentro di noi che nessun governo, nessuna legge, nessun occhio malefico potrà mai scrutare, questa è la nostra coscienza. Lì noi siamo davvero liberi e possiamo in ogni momento scegliere con consapevolezza ciò che vogliamo essere e chi desideriamo ardentemente diventare. Questa è la vera libertà che risiede dentro di noi e nessuno ci potrà mai togliere senza la nostra volontà. Perciò il mio auspicio è quello di non tornare alla normalità, cioè a come eravamo prima, ma ad una anormalità, ossia a come non siamo mai stati, coscienti e consapevoli per vivere una vita davvero libera.


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