giovedì 30 marzo 2017

Corpo, Anima e Spirito

Il concetto di anima ha sempre affascinato i grandi pensatori del passato. Religiosi e filosofi hanno elaborato e creato dottrine, come quella della reincarnazione e della rinascita. Nelle religioni rivelate invece, anima e corpo sono legate indissolubilmente al concetto di paradiso e vita eterna. Per gli ebrei la retribuzione era qualcosa da ricevere in vita, dopo la morte infatti il destino comune a tutti indistintamente uomini e animali era solo un limbo tenebroso, lo Sheol. Con l'avvento dell'ellenismo e delle speculazioni filosofiche un nuovo concetto entrava nel dibattito, corroborato in seguito dal pensiero cristiano. L'anima sopravviveva e riceveva premi o castighi in base alle opere compiute in vita. Il termine che i Greci usavano per anima era pneuma, ossia l'aria, il vento, il respiro. Questo concetto è simile al prana delle tradizioni orientali. L'altro termine usato dai Greci per indicare l'anima era psiche, e si riallaccia alla teoria secondo la quale l'anima è strettamente connessa alla nostra mente e alla coscienza. La psicologia studia i disagi dell'anima ed analizza quei processi che nascono nella mente e si somatizzano in squilibri organici. Anche per le antiche filosofie orientali l'anima era strettamente connessa al corpo. Per chi pratica meditazione questi concetti sono ben noti, in quanto lo stato meditativo è una connessione totale di anima e corpo, ed agendo su determinati punti del corpo "animico", per dirla con le parole di Steiner, è possibile modificare e ripristinare l'equilibrio fisico. La respirazione è il modo con cui il corpo si mette in contatto con l'anima. Le scuole esoteriche suddividono la struttura dell'uomo in vari livelli, questa concezione prende il nome di "anatomia occulta":

  • 1) corpo fisico
corpo sottile:
  • 2) corpo eterico (o vitale)
  • 3) corpo astrale (o emozionale)
  • 4) Io razionale (personalità umana)
corpo spirituale (o causale):
  • 5) Sé spirituale (coscienza superiore)
  • 6) Spirito vitale (individualità universale)
  • 7) Uomo-spirito (emanazione della divinità)
Nella prima Lettera ai Tessalonicesi, San Paolo dice: “Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (5, 23). In questo passo del nuovo testamento si afferma che l'uomo è composto di tre parti. Nella prima Lettera di San Paolo agli Ebrei invece si legge: "Infatti la Parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore" (4, 12). Lo spirito qui menzionato è diverso dallo Spirito Santo della trinità cristiana, che può essere inteso come un energia universale. Ma spirito ed anima sono presenti in ognuno? Alcuni studiosi come Malanga hanno ipotizzato che ci sono persone prive di anima. E non possedendo un anima anche la coscienza e la consapevolezza sono pressoché inesistenti. Se questa teoria ardita può dar luogo a pericolosi sentimenti di superiorità morale potrebbe però spiegare alcune nefandezze compiute da alcuni esponenti del genere umano. Per Malanga l'universo si divide in due parti: una è reale ed immutabile, la coscienza, l'altra è una parte virtuale e modificabile.
Anima, Spirito e Mente sono le tre realtà distinte che Malanga ha cercato definire nelle sue ricerche (Il corpo è legato a Spazio, Tempo ed Energia Potenziale, ma non ha la Coscienza): 

  • l’Anima ha Coscienza, Energia Potenziale e Spazio ma non ha il Tempo
  • lo Spirito ha Tempo, Energia Potenziale e Coscienza, ma non lo Spazio
  • la Mente, infine, possiede Spazio, Tempo e Coscienza ma non Energia Potenziale
Secondo Malanga la consapevolezza è la misura della coscienza. Anima  spirito e mente hanno una propria differente coscienza, non commutabile tra loro, non sovrapponibile e che non interagisce con le altre parti.
Non è chiaro quando l'anima entri in un corpo. Per alcuni al momento del concepimento, per altri alla nascita, per altri ancora si sviluppa nel corso della vita e per taluni, come gli atei, mai. "E' lo spirito che vivifica" (Giovanni 6,63). Qui lo spirito sembra essere un qualcosa che non è sempre presente nell'uomo, ma un energia potenziale da far crescere coltivando le virtù. "Lo stesso Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Romani 8,16). Dove "Spirito" è prima inteso come l'energia cosmica dell'Uno da cui tutto deriva e poi come spirito presente negli uomini in quanto sua emanazione. Ciò si evince anche dalla prima Lettera di Paolo ai Corinzi: "Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?" (I Corinzi 3,16). Secondo il secondo racconto della creazione biblica l'essere umano è stato reso a "Dio, il  Signore formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente" (Gen 2,7) Ma il termine spirito può avere un significato molto più materialistico. Studiosi come Sitchin e recentemente Biglino e Buffa analizzando i testi sumeri e la Bibbia hanno sviluppato la teoria della manipolazione genetica. L'evoluzione umana è stata accelerata da un intervento genetico sul DNA da parte di visitatori extraterrestri tecnologicamente avanzati. In un certo senso termini "astratti come anima e spirito" sono ascrivibili al DNA. Così quella parte di "spirito divino" che possediamo non sarebbe altro che la parte di DNA che condividiamo con alieni un tempo venerati come Dei. Non sappiamo se questi presunti alieni posseggano qualcosa che somigli ad un anima. I racconti degli addotti testimoniano che molti di questi esseri cosmici sono interessati alla nostra struttura animica in quanto loro ne sono sprovvisti. L'anima sarebbe un ponte che permetterebbe l'interazione tra corpo e spirito. Ossia tra la materia e l'energia cosmica derivante dall'Uno.
La Teosofia di H. Blavatsky ipotizza che l'evoluzione umana ha attraversato fasi che contraddicono le teologie comuni. Ne "le stanze di Dzyan", nella parte dedicata all'antropogenesi, vengono elencate varie razze e sottorazze comparse e scomparse prima della nascita dell'uomo attuale. Ed ogni ancestrale razza possedeva caratteristiche eteriche e fisiche diversificate.  Il Poimandres (il Pimandro), opera del misterioso maestro di saggezza Ermete Trismegisto, invece espone la dottrina secondo la quale l'uomo nasce come essenza eterica, senza un corpo fisico vero e proprio, i corpi erano formati di fuoco e aria. Il Pentacolo esoterico espone i 5 elementi di cui è composto l'uomo: aria, fuoco, acqua, terra e spirito.
La mia personale chiave interpretativa è la seguente:

  • terra = corpo
  • aria = anima
  • acqua  = mente
  • fuoco = coscienza 
  • spirito = energia universale
L'elemento terra è legato a tutto ciò che è materiale e al corpo fisico. Aria invece corrisponde all'anima (come il pneuma dei greci e l'alito vitale della Genesi), di cui sono pervase tutte le cose emanate dall'Uno. L'acqua e la mente sono simili, entrambi assumono una determinata forma in base al contenitore che le ospita, inoltre essendo "fluide" sono destinate al cambiamento e trasformazione. Il fuoco è la consapevolezza, la coscienza che si accende con l'atto di volontà e le pratiche esoteriche, è il fuoco alchemico, il "solve et coagula" del Baphomet.  Lo spirito infine è l'energia universale (lo Spirito Santo dei Vangeli) che scende e si manifesta nell'uomo, quando si raggiunge uno stato trascendentale superiore.

lunedì 27 marzo 2017

Guerre antiche - armi moderne

Hiroshima e Nagasaki rimarranno per sempre indelebili nella storia come le prime due città distrutte da ordigni nucleari. Ma sono davvero queste le due città ad aver subito per prime l'abominio della desolazione? Alcuni testi indù risalenti a migliaia di anni fa sembrano suggerire che un certo tipo di arma altamente avanzata che assomiglia ad una bomba atomica è stata sganciata sulla Terra circa dodicimila anni fa. Il Mahabharata e il Ramayana sono racconti epici scritti nell'antica lingua sanscrita redatti nel VIII o IX secolo a.C. dove si racconta di guerre ed imprese a cui prendono parte uomini, semidei e divinità. Alcuni brani del Mahabharata suggeriscono l'ipotesi di un vero e proprio conflitto nucleare, in un passo si legge: "Un singolo proiettile carico con tutto il potere dell'Universo... una colonna incandescente di fumo e fiamme brillante come 10.000 soli, è aumentato in tutto il suo splendore... era un'arma sconosciuta, un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte che ha ridotto a ceneri un'intera razza". E poi prosegue: "I cadaveri erano così bruciati da essere irriconoscibili. I loro capelli e le unghie caddero, le ceramiche rotte senza alcuna causa apparente, e gli uccelli diventarono bianchi. Dopo un paio d'ore, tutti i prodotti alimentari erano stati infettati. Per uscire da questo fuoco, i soldati si gettarono nel fiume". Quest'arma devastante viene chiamata Brahmastra.
Keigo Ogura, una donna sopravvissuta all'atomica di Hiroshima, ricorda cosi quei momenti terribili: "ero a casa, 2,4 chilometri a nord dall’epicentro dello scoppio. Erano le 8 e un quarto di mattina, fui colpita da una luce fortissima e violenta, che mi scaraventò a terra, svenuta... Quando ripresi conoscenza tutti i vetri erano in mille pezzi, i mobili erano in frantumi. Hiroshima bruciò per tutta la notte e tutto il giorno dopo Eravamo confusi, perché per bruciare una città intera ci sembrava ci fosse bisogno di molte bombe, e ne era caduta una sola. Poi arrivarono i superstiti. Camminavano come fantasmi: tenevano le braccia in avanti mentre la pelle cadeva a brandelli. Avevano addosso solo lembi di vestiti bruciati, erano così sfigurati, gonfi e ustionati da essere irriconoscibili. Alcuni avevano i capelli dritti sulla testa, erano quasi nudi, con i corpi così malridotti che non si capiva se fossero uomini o donne.I feriti più gravi chiedevano acqua disperatamente. Io sapevo che non si doveva dare acqua agli ustionati, ma le loro grida erano troppo insistenti e ho portato acqua ad alcuni di loro... perdevano i capelli, avevano nausee fortissime, poi sopravveniva la febbre e morivano. Il fiume era pieno di cadaveri". 
Le analogie tra i due racconti distanti migliaia di anni sono sconcertanti.
Molte religioni hanno storie epiche di battaglie dove confluiscono elementi storici reali e personaggi e storie di fantasia, e molte delle descrizioni delle battaglie all'interno di questi testi parlano di armi devastanti. In questi scritti si citano anche le conseguenze simili a quelle di un'arma nucleare. Alcune delle vicende storiche potrebbero essere volutamente esagerate dagli autori per manifestare la potenza delle armi e delle figure coinvolte, ma alcuni ritrovamenti archeologici tendono a confermare questi racconti, come la scoperta nei primi anni 1990 di un territorio in Rajasthan dove è presente un elevata radioattività, che ha portato alcuni scienziati a supporre che la zona è stata colpita da un'arma nucleare tra 8000 e 12 mila anni fa, distruggendo alcune città e uccidendo un numero imprecisato di persone. C'è un cratere misterioso vicino alla zona di Mumbai (la vecchia Bombay) nell'India occidentale, che sfida ogni spiegazione, sembra essere un possibile sito di detonazione di un'arma nucleare. Nelle città di Moenjo Daro e Harappa sono stati scoperti molti scheletri sparsi per la città, che presentano segni di calcinazione e carbonizzazione, mentre i vasi e mattoni erano completamente vetrificati. Questi sono segni chiari del raggiungimento di altissime temperature, come nel caso di un incendio devastante. Le due città della valle dell'Indo, risalgono secondo la scienza ufficiale al III millennio a.C., anche se si ipotizza che possono essere molto più antiche. Città antichissime non sono più una fantasia degli archeologi più originali come dimostra la scoperta di Gobekli Tepe, una città risalente al X millennio a.C. ubicata nell'odierna Turchia. 
Altri testi antichi e miti parlano di armi con un altissimo potenziale distruttivo:

Indra e Vrtra 

Indra, il dio degli Arii viene associato al potere della folgore e del temporale. La sua arma è il vajra, definito il "fulmine risonante", è indistruttibile come un diamante,  con essa sconfigge Vrtra, il dio associato alla figura del serpente. Thor della mitologia norrena e Zeus di quella greca hanno le stesse caratteristiche di Indra.

Nin.Urt.Ta e An.Zu

Il dio sumero Nirurta è figlio della divinità principale Enlil, e nipote di Anu il dio celeste. Egli si scontrò contro Anzu, reo di aver rubato le "tavole dei destini". Ninurta volava servendosi del suo Im.Du.Gud, il "divino uccello nero", utilizzava armi definite come "dardi di luce" e "turbine di vento". Gudea re di Lagash costruì un "recinto sacro" per il suo chiamato E.Ninnu (casa dei 50, numero di rango di Ninurta) con l'aiuto del dio Nin.Gish.Zid.Da. 

Horus e Seth

Lo scontro epico tra Horus, figlio di Osiride e Iside, e suo zio Seth avviene utilizzando "colonne fiammeggianti". Horus per vendicare suo padre, ucciso con l'inganno da Seth, sfida quest'ultimo in un "duello aereo". Horus utilizza armi fatte di "ferro divino" forgiate dal dio Thot. 

Sodoma e Gomorra - Epica di Erra

Il racconto biblico della distruzione delle due città "peccatrici" per la loro condotta immorale (anche se nel libro del Deuteronomio si afferma che il peccato non ha niente a che fare con la loro condotta sessuale ma perché hanno abbandonato l'alleanza con Yahweh) è una eco del testo sumero definito l'epica di Erra, dove viene descritta la distruzione delle città nemiche che erano passate dalla parte del dio Marduk. Il dio Erra (l'annientatore) ossia Nergal e Ishum (colui che brucia) ossia Ninurta per compiere l'opera di distruzione usano le "sette armi del terrore". Un effetto non previsto fu il cosiddetto "vento del male", che trasportò le radiazioni verso Sumer, nel testo si legge:

Sulla terra (Sumer) cadde una calamità,
sconosciuta era all'uomo;
una che mai prima fu vista,
una che non poté essere sopportata.
Una grande tempesta dal cielo...
Una tempesta che uccideva la terra...
Un vento maligno, come un torrente impetuoso...
Una cruenta tempesta unita a un calore divampante...
Priva di giorno la Terra di sole splendente...
la sera le stelle non rilucevano ...

Le persone terrorizzate a malapena respiravano, 
le ghermiva il vento maligno
senza concedere loro un altro giorno...
Le bocche erano piene di sangue, 
le teste nel sangue sguazzavano...
Il volto era reso pallido dal vento maligno.

Provocò la desolazione nelle città,
la desolazione entrò nelle case;
le stalle divennero desolate, e vuoti gli ovili...
I fiumi di Sumer fece scorrere
con un'acqua amara;
i campi bene arati diedero gramigna,
nei campi crebbe erba appassita. 

Storie come queste non sembrano essere solo fantasie di scrittori dell'epoca, ma descrizioni dettagliate degli effetti di armi terrificanti. Un sigillo attribuito all'epoca di Nabucodonosor II sembra ritrarre il sovrano nell'atto di sganciare una bomba ed accanto la conseguente esplosione. E' solo fervida immaginazione?

venerdì 24 marzo 2017

La rete 5G tra innovazione e pericoli

La nuova rete 5G (5a generazione) è da poco diventata realtà, l'azienda di telecomunicazioni Verizon sta già testando questa innovazione in 11 città degli Stati Uniti ed anche la compagnia telefonica AT&T  sta conducendo esperimenti a riguardo. 
La rete 5G è il nuovo sistema wireless che le aziende di telecomunicazioni stanno cercando di implementare ai servizii di comunicazione wireless già esistenti. 
Essa è stata progettata per consentire un download di dati più veloce e una connessione più potente e stabile,  utilizzando le fasce 28, 37 e 39 GHz, conosciute anche come lo spettro delle onde millimetriche (MMW). 
Questa tecnologia è stato progettata per funzionare in congiunzione con quello che l'ex capo della CIA David Petraeus ha definito "Internet delle cose o degli oggetti".

Lo scopo è quello di collegare ogni singola cosa materiale sul pianeta, compresi gli esseri umani, su di una vasta rete in tutto il pianeta in cui tutto e tutti diventano dei nodi della rete, collegati con microchip microscopici che possono essere inalati (come polvere intelligente). 
Molte persone stanno aspettando con ansia l'arrivo della rete 5G, prese dal desiderio di avere una velocità  di connessione maggiore, anche se questo andrà a discapito della privacy, della sicurezza e della salute. La rete 5G non è semplicemente un aggiornamento di infrastruttura wireless; è un passo determinante verso la costruzione e l'installazione di una griglia mondiale di controllo tecnologico. 
Lo scopo è quello di coprire l'intera Terra, comprese le zone rurali, con la rete elettromagnetica 5G, in modo che nessuno possa eludere i suoi effetti devastanti.

Il capo della FCC (Federal Communications Commission), Tom Wheeler, delinea come la rete 5G sta per  essere lanciata sul mercato.
Egli è un ex lobbista di aziende di telecomunicazioni ed ora è a capo di un ufficio governativo, un ruolo chiave per promuovere il piano della sua ex industria.
Egli sostiene il lancio di una tecnologia che cambierà il mondo e interesserà tutta la vita sulla Terra, senza prima verificare gli standard di sicurezza. Wheeler nelle varie interviste ignora e schiva le domande sul collegamento tra radiazioni wireless e cancro.
Ecco una sintesi delle sue affermazioni: 
  • 5G penetrerà in maniera maggiore gli oggetti materiali.
  • 5G porterà un implementazione di infrastrutture: il piano è di costruire molte più torri radianti in ogni angolo del pianeta.
  • 5G aumenterà gli introiti di decine di miliardi di dollari per i suoi proprietari.
  • 5G sta proseguendo anche senza delle norme governative (Wheeler proclama con orgoglio che “a differenza di altri paesi”, gli Stati Uniti non si preoccupano di “aspettare gli standard” di sicurezza.
  • 5G userà la condivisione delle frequenze con i militari.
  • 5G è la base tecnologica per l'IOT (Internet of things - internet delle cose), Wheeler afferma che “centinaia di milioni di microchip” saranno in ogni oggetto.
  • Ogni luogo della Terra sarà coperto da questa rete 5G.
Quindi ci sarà una saturazione di radiazioni elettromagnetiche sia in città  che  nelle zone rurali. In questo modo sarà ancora più difficile proteggersi da queste radiazioni.
Come tutti gli aspetti del Nuovo Ordine Mondiale, la rete 5G può essere intesa in vari aspetti. Le aziende interessate a trovare nuovi modi per fare soldi con la tecnologia non si pongono il problema se essa sia sicura o dannosa (un tema comune in tutta la storia umana, vedi tabacco, droghe, Big Pharma, vaccini, OGM, ecc). 
Tuttavia, questo è solo il livello superficiale. Il vero scopo è quello di costruire una griglia di controllo tecnologico mondiale il cui fine ultimo è quello di sapere cosa si sta pensando e sentendo, e quindi essere in grado di cambiare i pensieri e le emozioni in modo da controllare le nostre ed azioni. In altre parole, completare la schiavitù tecnologica. 
La maggior parte delle persone che attuano una parte del programma generale del NWO non hanno idea delle ramificazioni più profonde e dove esso è diretto. Le radiazioni wireless in MHz, GHz e THz sono letteralmente miliardi di volte superiori alla normale frequenza della Terra, la risonanza di Schumann di 7,83 Hz.

La nostra cute è un vero e proprio conduttore e può essere influenzata e controllata con la tecnologia 5G. La nostra pelle (il più grande organo del nostro corpo) risponde direttamente alle frequenze 5G. Siamo esseri energici, vibriamo ed emettiamo frequenze. 
Alcune persone potrebbero essere rimaste scioccate nello scoprire che la CIA spia le loro vite, ma questa è solo la punta dell'iceberg. 
La tecnologia per influenzare e controllare il campo di frequenza e la struttura energetica umana è quindi già stata creata. Siamo arrivati tanto vicini alla schiavitù tecnologica senza neanche accorgercene. Le parole dello scienziato israeliano Dr. Ben-Ishai sono profetiche:
“Le frequenze 5G avranno una lunghezze d'onda che interagirà con la struttura geometrica della nostra pelle. Nel 2008 abbiamo scoperto che i condotti sudoripari funzionano come antenne elicoidali, i condotti del sudore sono parte integrante del meccanismo per l'assorbimento di energia elettromagnetica tra 75-100 GHz, e che se si cambia le caratteristiche del condotto si potrebbe effettivamente cambiare anche l'assorbimento e si potrebbe anche tracciare una persona sotto stress". 
Le microonde colpiscono l'acqua in un modo diverso dalla materia solida. In sostanza le stesse frequenze usate per infliggere dolore (armi di controllo) costituiscono il fondamento della rete che legherà più di 50 miliardi di dispositivi come parte dell'IoT . 
Ben-Ishai finisce il suo discorso dicendo che, nel giro di 2 anni, tutti saremo inondati di radiazioni 5G che toccheranno la nostra pelle e i condotti sudoripari, a prescindere degli effetti sulla salute. 
Egli mette in evidenza che le norme attuali non considera l'effetto SkinRad (effetto delle radiazioni sulla pelle) nel valutare i possibili rischi per la salute, in effetti il settore della tecnologia wireless  ignora gli effetti dannosi.
L'Environmental Health Trust, un istituto statunitense che studia le radiazioni a radiofrequenza della telefonia mobile, ha manifestato la sua preoccupazione riguardo la rete 5G: "L'uso di tecnologia sub-terahertz (onde millimetriche) nelle comunicazioni (telefoni cellulari, Wi-Fi, antenne di trasmissione di rete) potrebbe causare dolore fisico alle persone attraverso i recettori della pelle" ha dichiarato il dr. Yael Stein, che ha scritto una lettera alla Federal Communications Commission circa i problemi correlati con la tecnologia 5G. 

Il nostro ritmo naturale è legato alla Risonanza Schumann della Terra, che è 7,83 Hz. La rete 5G invece ha bande di frequenza miliardi di volte superiore a questa frequenza, 28 GHz (28 miliardi al secondo). E' una frequenza completamente fuori equilibrio, disarmonica e folle. Stanno devastando i nostri campi di energia. L'IoT rappresenta la volontà di trasformare gli esseri umani liberi in nodi controllabili sulla rete sintetica.


Bruce Schneier descrive l'IoT così: 
“In linea di massima, l'Internet delle cose si compone di tre parti. Ci sono i sensori che raccolgono dati su di noi e il nostro ambiente (come dei termostati intelligenti), gli smartphone onnipresenti con i loro sensori di movimento e ricevitori GPS di localizzazione. 
Poi "l'intelligenza artificiale” analizza il significato di questi dati e cosa fare al riguardo. Questo include tutti i processori dei computer di tali dispositivi che memorizzano tutte queste informazioni. 
E, infine, ci sono gli attuatori che influenzano il nostro ambiente. Ad esempio lo scopo di un termostato intelligente non è registrare la temperatura; ma controllare il condizionatore d'aria. Un altro esempio sono le auto senza conducente, che raccolgono i dati circa la strada e l'ambiente per muoversi in modo sicuro verso le loro destinazioni.
Si può pensare ai sensori come ai 5 sensi di Internet, gli attuatori invece come le mani  di Internet. E si può pensare alla fase intermedia (analisi e soluzione) come il cervello di Internet. Stanno quindi costruendo un internet che rileva, pensa, e agisce. 
Questa è la classica definizione di un robot.
Questo automa universale è in realtà qualcosa in più che il solo Internet delle cose. E' una combinazione di mobile computing (calcolo mobile), cloud computing (nuvola informatica, il paradigma di erogazione di risorse informatiche), always-on computing (calcolo continuativo) e racchiude enormi database di informazioni personali, l'Internet delle cose, l'autonomia e l'intelligenza artificiale. 
Schneider è un esperto di computer e la sua idea di pericolo è limitata ai difetti di software e alla vulnerabilità di hacking. Tuttavia il pericolo maggiore è un altro 
L'IoT è destinato a diventare la griglia di controllo tecnologico in cui è fissato ogni singola cosa materiale, vivente e non vivente, che così perde la sua indipendenza e il libero arbitrio. L'IoT è una falsa versione, sintetica della rete già esistente della natura che ci circonda, le cosiddetta Ley line.  Tuttavia, le forze che tramano per attuare questa tecnologia non può controllare quella griglia, così sta cercando di sostituirla con una che sarà dannosa per la salute umana e in cui tutti i nodi della rete potranno essere controllate. 
Questo progetto transumanista di erigere una griglia di totale controllo tecnologico è ormai nella sua fase di attuazione. Con ogni anno che passa, la nostra evoluzione tecnologica continua superando la nostra evoluzione spirituale. 
Questo ha portato la tecnologia nelle mani di persone senza scrupoli la usano per promuovere i propri fini e schiavizzare gli altri. 
Per fortuna, alcune persone si stanno svegliando, come un gruppo di sindaci in Ohio che hanno presentato un'istanza per fermare la costruzione di torri 5G nelle loro città. 
Questa griglia di controllo avrà un impatto notevole sula nostra capacità di resistere, perché ha la potenzialità di sopprimere quella resistenza. Abbiamo raggiunto un elevato sviluppo tecnologico, le innovazioni ci facilitano la vita ma rischiare la salute per spingerci oltre non è da "esseri intelligenti" quali ci definiamo.

giovedì 23 marzo 2017

Il segreto della levitazione nelle antiche civiltà

E' possibile che i nostri ancestrali antenati conoscessero i segreti della levitazione? Una tecnologia che è andata persa nel tempo? E' possibile che grandi civiltà antiche come gli antichi egizi, olmechi, pre-Inca e Inca abbiano scoperto i segreti di levitazione e di altre tecnologie che sono state etichettate dalla società di oggi come impossibili e mitologiche? E' possibile che queste antiche popolazioni hanno usato queste "tecnologie dimenticate" per erigere alcune tra le più incredibili antiche costruzioni sul nostro pianeta?

Ci sono decine di incredibili siti megalitici sul nostro pianeta che sfidano le capacità dei nostri giorni: Tiahuanaco, Le Piramidi di Giza, Puma Punku e Stonehenge sono solo alcune. Tutti questi siti sono stati costruiti con blocchi di pietra incredibilmente grandi, dal peso di centinaia di tonnellate, blocchi talmente enormi che le nostre tecnologie moderne fanno difficoltà a spostare. Allora perché le antiche civiltà usavano tali blocchi megalitici di pietra quando avrebbero potuto utilizzare blocchi più piccoli e raggiungere un simile se non identico risultato?

E' possibile che l'uomo antico possedesse tecnologie che oggi sono andate perdute e che avessero una conoscenza che supera la nostra comprensione. Secondo alcuni ricercatori, è possibile che l'uomo antico abbia imparato "l'arte della levitazione", che ha permesso loro di sfidare la fisica e spostare e manipolare oggetti massicci con estrema facilità.

Tiahuanaco

Sfidando moderna tecnologia a circa 4000 metri sopra il livello del mare si distinguono le incredibili rovine di Tiahuanaco e la sua incredibile 'Porta del sole'. “La Puerta del Sol” è una struttura perfettamente intagliata formata da  un unico blocco di andesite che pesa oltre dieci tonnellate. E 'ancora un mistero come quelle popolazioni precolombiane siano riuscite a tagliare, trasportare e intagliare questo blocco di pietra.



Tempio di Giove - Baalbek

Il Tempio di Giove si trova a Baalbek, in Libano, è un altro capolavoro di ingegneria antica dove enormi blocchi di pietra sono stati messi insieme per formare uno dei più grandi siti antichi sulla Terra. Il Tempio di Giove (I sec. dopo Cristo) è stato fondato su tre delle pietre più grandi mai estratte dal genere umano. I tre blocchi delle fondamenta (trilithon) insieme pesano quasi 3.000 tonnellate e sono di un'età molto antica (III millennio a.C.) secondo le datazioni . Ci si chiede che tipo di veicolo è stato utilizzato per il loro trasporto, la risposta è nessuno, è praticamente impossibile trasportare quei blocchi mastodontici con la comune tecnologia moderna figuriamoci con le dotazioni dell'epoca. In qualche modo però l'uomo antico è stato in grado di estrarli dalle cava, trasportarli e posizionarli con tale precisione che non un solo foglio di carta potrebbe passare tra di loro.
A Baalbek inoltre abbiamo la cosiddetta "pietra della gestante", che è una delle più grandi pietre mai tagliate nella storia umana, con un peso di 1200 tonnellate.


Piramidi egiziane

Le piramidi egizie sono un altro mistero irrisolto per la scienza ufficiale. Le piramidi egiziane sono una delle costruzioni "impossibili" che hanno provocato lo stupore tra tutti coloro che hanno avuto l'opportunità di visitarle. Ancora oggi non si sa per certo come civiltà poco avanzate siano state in grado di erigere tali strutture meravigliose. La scienza ufficiale ha proposto che per l'edificazione delle piramidi ci sia voluta una forza lavoro di circa 5000 uomini, che hanno lavorato continuativamente per venti anni, utilizzando corde, rampe e la sola forza fisica.
Abul Hasan Ali Al-Masudi, meglio noto come l'Erodoto arabo, è stato uno storico e geografo arabo del X secolo ed è stato uno dei primi a combinare la storia e la geografia scientifica per uno studio su larga scala. Al-Masudi ha scritto su come gli antichi Egizi trasportavano gli enormi blocchi di pietra usati per costruire le piramidi. Secondo lui, un "papiro magico" è stata posta sotto ciascuno dei blocchi di pietra che hanno permesso loro di essere trasportati. Dopo aver posizionato il papiri magici sotto i blocchi, la pietra sono state colpite da un "asta di metallo" che ha reso i blocchi di pietra capaci di levitare e muoversi. Questo ha permesso alle pietre di muoversi per circa 50 metri dopo di che il processo doveva essere ripetuto al fine di posizionare i blocchi di pietra dove avevano bisogno di metterli. Non sappiamo quanto di vero c'è in quanto Al-Masudi ha scritto circa le piramidi. E' possibile che, proprio come molti altri, sia rimasto semplicemente sbalordito dalla loro magnificenza, concludendo che gli antichi egizi dovevano aver usato mezzi straordinari per costruire le piramidi.


Machu Picchu

Situato a circa 2400 metri d'altitudine sorge il sito archeologico Inca di Machu Picchu. legato al culto del sole, si è ipotizzato che sia stato usato come osservatorio astronomico dalla civiltà Inca. E' come blocchi di pietra siano state trasportate su una montagna scoscesa. Questi blocchi di pietra risultano essere stati intagliati e perfettamente incastrati tra loro come in un puzzle. Ancor più sorprendente è notare che le fondamenta siano perfette mentre le costruzioni più recenti siano meno maestose e precise. La stessa cosa che è avvenuta con le piramidi egizie, le più recenti sono le più mal ridotte, come se un antico sapere e tecniche di costruzione siano andate perdute col tempo.


Stonehenge

Il sito neolitico di Stonehenge è stato riconosciuto dagli archeologi come un antichissimo osservatorio astronomico. Le pietre più grandi del peso che arriva fino anche a 30 tonnellate furono intagliate da una collina distante 30 km e trasportate, mentre altre pietre provengono dal Galles occidentale a circa 230 km dal sito. Per costruirlo secondo gli studiosi sono serviti diverse centinaia di anni di lavoro. Non si sa con certezza chi ha costruito questo sito. Alcuni ipotizzano che sia stata opera dei Druidi, gli antichi sacerdoti celtici e che possa essere stato un luogo di culto di un antica religione perduta. Questo sito perfettamente concentrico è stato costruito su di una Ley line, una delle tante linee di forza sulla griglia energetica terrestre. 


Puma Punku

Sull'altopiano peruviano vicino Tiahuanaco si trovano le rovine di un altro antico osservatorio astronomico, Puma Punku, la porta del puma. Qui sono presenti diverse pietre dal peso di 130 tonnellate. Alcune di queste sono intagliate con grande maestria da formare perfette forme geometriche mentre altre invece in passato erano unite tra loro tramite morsetti metallici. Un altra anomalia è la devastazione di questo sito, come se una immensa forza distruttrice si fosse abbattuta violentemente per mettere fine al suo utilizzo. 


Osirion

L'Osirion (o Oserion) è legato al culto del dio Osiride, si trova ad Abydos, nella zona che in passato veniva chiamata Alto Egitto. Il tempio è formato da enormi pietre che arrivano a pesare anche 200 tonnellate. Attribuito a Seti I (1300 a.C.) in base a frammenti di iscrizioni ritrovate, è fonte di dibattito in quanto si ipotizza che possa essere molto più antico.


Ci si chiede se la tecnologia per la levitazione era presente sulla Terra in un lontano passato e se le antiche civiltà come gli egizi, Inca o pre-Inca conoscessero e ne facessero uso.
Se la evitazione è stato possibile in passato, potrebbe essere possibile ancora oggi.
Secondo lo scrittore Bruce Cathie, nel suo libro "The Bridge to Infinity" (il ponte verso l'infinito) i monaci tibetani in un alto monastero sull'Himalaya hanno compiuto l'impresa di levitare. Qui di seguito, invece, un estratto da un articolo tedesco:
Un medico svedese, il dottor. Jarl, che ha studiato a Oxford. Durante quei tempi strinse amicizia con un giovane studente tibetano. Un paio di anni più tardi, era 1939, il dottor. Jarl ha fatto un viaggio in Egitto per una società scientifica inglese. Qui è stato raggiunto da un messaggero dal suo amico tibetano, che con urgenza gli ha chiesto di recarsi in Tibet per conoscere un vecchio Lama tibetano. Dopo che il dottor Jarl congedò il messaggero, intraprese un lungo viaggio in aereo e poi in carovane di yak (buoi tibetani), fino ad arrivare al monastero, dove il vecchio Lama e il suo amico erano andati a vivere.
Un giorno il suo amico lo portò in un luogo nelle vicinanze del monastero e gli mostrò un prato in pendenza circondato a nord-ovest da alte scogliere. In una delle pareti di roccia, ad un'altezza di circa 250 metri si trovava un grande buco che sembrava l'ingresso di una grotta. Di fronte a questo foro c'era una piattaforma sulla quale i monaci stavano costruendo una parete di roccia. L'unico accesso a questa piattaforma era dalla cima della scogliera e i monaci si calavano con l'aiuto di corde.
In mezzo al prato fu portato un blocco di pietra usando gli yak. Il blocco era di un metro di larghezza e un metro e mezzo di larghezza. Poi 19 strumenti musicali sono stati fissati in un arco di 90 gradi ad una distanza di 63 metri dalla lastra di pietra. Il raggio di 63 metri è stato misurato accuratamente. Gli strumenti musicali consistevano in 13 tamburi e 6 trombe.
Dietro ogni strumento c'erano dei monaci. Quando la pietra era in posizione, il monaco dietro il tamburo piccolo ha dato un segnale per iniziare il concerto. Il piccolo tamburo aveva un suono molto forte, e poteva essere sentito nonostante il suone degli altri strumenti, faceva un terribile frastuono. Tutti i monaci cantavano e scandivano una preghiera, aumentando lentamente il ritmo. Durante i primi quattro minuti non è successo niente, poi appena è aumentata la velocità delle percussioni e il suono è diventato più intenso, il grande blocco di pietra ha iniziato a oscillare e ondeggiare, e improvvisamente si è sollevato in aria con una velocità crescente in direzione della piattaforma della cava a 250 metri d'altezza. Dopo tre minuti di salita è atterrato sulla piattaforma. 
Continuamente furono portati nuovi blocchi al prato, ed i monaci con questo metodo, trasportarono da 5 a 6 blocchi all'ora. Alcune volte le pietre si spaccavano. Il dottor Jarl conosceva già la tecnica di levitazione delle pietre poiché altri esperti tibetani come Linaver, Spalding e Huc ne avevano parlato, ma loro non l'avevano mai visto attuata. Così il dottor Jarl fu il primo straniero che ha avuto l'opportunità di vedere questo spettacolo grandioso.

Tesla e l'effetto Hutchison

Grazie a scienziati come Nikola Tesla oggi la scienza ha compiuto un salto tecnologico, permettendo la levitare di oggetti. Uno di questi esempi è lo skateboard prodotto dalla Lexus. La Lexus utilizza la levitazione magnetica che permette allo skateboard di rimanere in aria senza attrito. Oltre al design incredibile, è possibile il fumo che esce di esso; questo è dovuto all'azoto liquido usato per raffreddare i potenti magneti superconduttori che rendono possibile la sua performance.


L'effetto Hutchison è un'insieme di fenomeni scoperti casualmente da John Hutchison durante i tentativi di studiare le onde longitudinali di Tesla. Gli effetti prodotti includono levitazione di oggetti pesanti e il riscaldamento anomalo di metalli senza bruciare i materiali adiacenti, rotture spontanee di metalli, e cambiamenti sia provvisori che permanenti nella struttura cristallina e delle proprietà fisiche dei metalli. La levitazione di oggetti pesanti dall'Effetto Hutchison non è il risultato di semplice levitazione elettrostatica o elettromagnetica e si verifica come il risultato di interferenze di onde radio in una zona di spazio volumetrico avvolto da sorgenti di alto voltaggio, solitamente un generatore Van de Graff, e due o piu' bobine di Tesla. Com'è ormai noto Tesla ha studiato per anni i fenomeni dell'elettromagnetismo ed ha condotto esperimenti  usando forze elettromagnetiche per far levitare e spostare oggetti nello spazio.
E' possibile che in qualche modo, migliaia di anni fa, l'umanità antica ha utilizzato una tecnologia a levitazione simile che ha permesso loro di trasportare enormi blocchi di pietra senza troppe difficoltà?

martedì 21 marzo 2017

Essere in Hara - la forza dell'energia originaria

Hara è uno di quei termini piuttosto usati nel mondo delle discipline di origine giapponese (Shiatsu, arti marziali ed altre cose ancora). Al riguardo è importante citare una frase circa la malattia e la guarigione tratta da un libro di un autore tedesco, Karlfried Von Durckheim. La frase in questione dice: “Non vi è malato la cui guarigione non sia ostacolata anche da una intima tensione o contrazione. Del pari, non vi è guarigione che non sia agevolata dal risolversi di tali nodi. Proprio nella misura in cui tensioni siffatte sono connesse con la paura di un Io preoccupato o protervo, esse si sciolgono quando l’uomo apprende l’arte di mettere da parte l’Io e di affidarsi a quelle forze più profonde alle quali l’Hara certamente lo apre.”
Nei corsi di Shiatsu, per esempio, gli allievi sono invitati ripetutamente all’uso di Hara nella tecnica di pressione. Ritengo però che, in genere, non sia abbastanza chiaro a cosa ci si riferisce quando si fa uso di questa parola. Credo che molti, tra i cultori di queste ‘arti’ di origine giapponese, ritengano che l’idea di Hara si esaurisca nell’ambito delle tecniche specifiche delle loro discipline e che non possa avere attinenza con nient’altro. Quindi che si tratti di qualcosa che riguarda solo ed esclusivamente quel loro mondo particolare. Pochi forse pensano che l’essere in contatto con il proprio Hara possa andare ben oltre la specificità della loro ‘arte’ e possa avere il significato di un atteggiamento più ampio che coinvolge il nostro modo di essere e di relazionarci con la vita.
L’Hara trova applicazione anche nella quotidianità di molti piccoli gesti. Spiego, ad esempio, che c’è sicuramente un ‘modo Hara’ di stringere la mano a una persona, oppure di abbracciarla, o di porgerle un oggetto, di servirle una tazza di thè. Credo anche che ci sia un ‘modo Hara’ di sferrare un pugno o di dare una carezza. E penso che questa modalità permetta di rapportarci con l’altro in un modo molto più autentico e più sentito. E’ come se, nel rapporto con l’altra persona, manifestassimo una ‘presenza’ ed una qualità di gran lunga superiori allo standard abitudinario. Questo ‘modo Hara’ di essere e di rapportarsi è un miscuglio di più cose: comprende il manifestare una certa ‘energia’ nei gesti che facciamo e comprende anche una certa ‘intenzionalità’ e una certa ‘determinazione’ nel nostro agire.
Questo dell’agire con Hara è un modo che si colloca oltre le parole e oltre la mente razionale e che l’altra persona però riesce a cogliere molto bene. A volte, in quella stessa persona, capita di leggere addirittura un moto di stupore. Forse perché l’atteggiamento con il quale ci proponiamo non è troppo usuale nella vita di relazione e l’altro ne rimane quasi turbato (e in qualche modo anche affascinato). Nell’ambito della pratica dello Shiatsu, questo modo di essere corrisponde a quel qualcosa in più che possiamo sentire in una pressione e che la riempie di quella qualità che la rende di molto superiore rispetto ad un’altra. Questi sono però solo alcuni aspetti abbastanza marginali. Continuando nel nostro discorso vedremo che l’essere in contatto con Hara può significare molto di più di quanto abbiamo finora detto.
Come ben sappiamo la parola è di origine giapponese. Il modo come questa parola viene usata in alcune espressioni della lingua giapponese è molto interessante ai fini del discorso che stiamo facendo. Una di queste espressioni, per esempio, è la seguente: “Hara no aru hito”, che letteralmente tradotta significa “L’uomo che possiede Hara”. Il senso è quello di indicare colui che costantemente nella propria vita è in una dimensione di collegamento con il proprio Hara. In una traduzione ancora più letterale la frase in questione diventa: “L’uomo che possiede un ventre”. Detto questo possiamo allora considerare la parola ‘ventre’ (o anche addome, o pancia, ecc.) come una traduzione possibile della parola giapponese Hara. E’ evidente però che, poiché la pancia è un bene di tutti, il significato che i giapponesi vogliono dare a questo ‘Ventre’ va ben oltre questa particolare zona del nostro corpo. Anche se, lo vedremo, tutto l’insieme dei concetti legati alla parola Hara trova poi un suo riferimento ed una sua collocazione ‘anatomica’ proprio in zona addome, esattamente in un’area interna e profonda che si trova collocata a circa quattro dita sotto l’ombelico.
Il nostro autore tedesco, che ho citato in apertura, è un esperto di cultura giapponese ed ha dedicato un intero libro su questo argomento – Hara: il centro vitale dell’uomo secondo lo Zen. In questo libro troviamo un commento che può aiutarci a capire meglio questa espressione giapponese. Egli scrive:
“il significato complessivo di questa espressione (Hara no aru hito) è l’uomo che possiede un centro. Colui che manca di un centro perde facilmente l’equilibrio, mentre chi lo ha lo conserva sempre. In più, in lui vi è qualcosa di calmo e che tutto abbraccia. Ha come una ampiezza umana". L’espressione Hara no aru hito significa anche questo, significa un uomo che ha una grandezza d’animo, che è generoso e che ha ampie vedute. L’uomo che ha un centro giudica in modo sereno ed equilibrato, ha il senso di ciò che è importante e di ciò che non lo è. Lascia tranquillamente che la realtà gli si avvicini, nulla lo spaventa, nulla altera la sua calma prontezza ad intervenire in modo adeguato. Non si tratta di insensibilità ma dell’effetto di una data costituzione interiore da lui realizzata, caratterizzata da una elasticità in profondità che gli permette di prendere posizione nel modo giusto di fronte ad ogni situazione, con naturalezza e con calma. In un dato frangente sa quel che deve fare, non lasciando che nulla lo sconvolga”.
Diversamente, continua Von Durckheim, “l’uomo che non possiede un ventre (che non possiede Hara) è esattamente l’opposto di tutto ciò. Gli manca una misura divenuta per lui una specie di seconda natura. Così egli reagisce a caso, in un modo puramente soggettivo, non distinguendo ciò che è essenziale da ciò che non lo è. Il suo giudizio non si basa sulla realtà ma risente di elementi contingenti personali, come lo stato d’animo, l’umore, lo stato dei suoi nervi. Si spaventa ed è nervoso, non perché sia particolarmente sensibile o i suoi nervi non siano a posto ma perché gli manca l’asse che gli permetterebbe di ‘non uscire dal proprio centro’ e di assumere in ogni situazione un atteggiamento adeguato agli stimoli che riceve e conforme alla realtà. E’ anche un individuo molto strutturato e rigido, mosso unicamente dalla testa oppure dall’emotività. Di fronte ad una situazione grave reagisce con ottusa ostinatezza, o resta senz’altro disorientato”.
In questa visione Hara è quel qualcosa che "centra" un individuo e che gli conferisce un equilibrio nella vita. Un equilibrio a tutto campo: sia nell’aspetto propriamente fisico (Hara corrisponde anche al nostro ‘baricentro’, cioè a quel punto in cui si concentra tutta la massa del nostro corpo) che in tutte le situazioni della vita nelle quali possiamo trovarci, e nelle quali è importante essere ‘centrati’ perché possano venire affrontate nel modo più appropriato. Questa condizione, spiega ancora Von Durckheim, “…solo in parte è una disposizione congenita; essa è soprattutto il risultato di una esercitazione e di una disciplina continue, quindi il frutto di uno sviluppo personale di cui ognuno di noi ha la responsabilità.” Quindi suggerisce che anche ciascuno di noi, allenandosi ed esercitandosi, ha la possibilità di fare proprio questo modo di essere.
Mario Vatrini, nel suo libro “Strategie di Shiatsu”, dedica un breve capitolo all’argomento che stiamo affrontando. Il titolo è ‘Haragei – l’arte dell’addome’. Egli scrive: “Haragei equivale al saper risolvere un problema secondo un approccio irrazionale….. Per i Giapponesi l’addome è la sede dell’istinto, essi sono individui ipersensibilizzati a giudicare i pensieri e gli stati d’animo altrui non tanto per i contenuti verbali ma per le sensazioni che a loro volta ne ricavano. Ne consegue che le loro relazioni interpersonali sono fondamentalmente intuitive e viscerali, piuttosto che logiche o razionali.….Allo Shiatsuka (che vuole rifarsi all’uso di Hara) viene chiesto di escludere quegli schemi di pensiero e di comportamento a cui abitualmente si riferisce, per contare su qualcosa che usa di rado: la totalità delle sue percezioni.”
L’invito è quindi quello di abbandonare gli aspetti più logici e razionali del nostro comportamento al fine di stabilire una condizione che vada oltre questi soli aspetti, e che Vatrini definisce la totalità delle nostre percezioni. Il rapporto che viene ad essere stabilito (mantenendo uno stato di coscienza vigile nella ‘totalità delle nostre percezioni’) si colloca in quella particolare condizione che i giapponesi chiamano Mushin (in cinese Wu Xin). In questo caso il significato più letterale di queste espressioni è ‘assenza di mente razionale’. Cioè una condizione dove tutto ‘avviene’ (dove tutto è percepito, elaborato e vissuto) in una dimensione che non si ferma al solo aspetto della razionalità. Corrisponde a ciò che viene definito ‘il pensare e l’agire con la pancia’ che sembra essere, per quel che finora si è detto, una caratteristica particolare del popolo giapponese ma che in realtà non è del tutto assente, almeno come concetto, anche dalle nostre parti. Al punto che anche da noi, nel nostro linguaggio, il termine ‘viscerale’ sta ad indicare esattamente questo stesso modo ‘totale’ e profondo di partecipare e vivere le cose. Una madre, ad esempio, in qualsiasi parte del mondo, vive il proprio figlio in modo viscerale. Per dire di un modo ampio e totale che va oltre la sola razionalità e che comprende corpo, mente e cuore. Questa è una condizione che possiamo riconoscere non solo ad una madre nei confronti del proprio figlio ma che possiamo trovare anche tra due amici, o tra due persone che si amano. E’ quindi una condizione che può esistere tra tutte le persone, purché il rapporto sia profondo, purché sia cercato, voluto e mantenuto in profondità.
Riprendendo le parole di Vatrini, possiamo pertanto affermare che Hara non è solo, per l’individuo, un "centro che lo sostiene", ma è anche un "centro di elaborazione" che gli permette una comprensione più ampia ed ‘istintiva’ di tutta la realtà che lo circonda. In molte opere della cultura giapponese (romanzi, film ecc.) questa visione di Hara viene spesso riproposta ed evidenziata. Non si pensi però che questa condizione sia una caratteristica esclusiva di quel popolo. Se è certamente difficile, per l’uomo di oggi, vivere questa dimensione, è vero però che questa è la condizione che in qualsiasi parte del mondo ha sempre vissuto il guerriero, o il cacciatore che si muoveva nella foresta e che sapeva bene di doversi muovere nella totalità delle proprie percezioni, correndo il rischio, diversamente, di passare da cacciatore a preda e di perdere la propria vita.

Tornando allo Shiatsu, l’uso di Hara non è solo quel qualcosa che favorisce una qualità diversa nella pressione. Permette altre cose ancora. Ad esempio, muovendoci nella totalità delle nostre percezioni, possiamo sentire l’energia che scorre in un canale, la collocazione esatta di un punto, cogliere una condizione energetica (vuoto/pieno ecc.) ed altro ancora.
Mario Vatrini, nel suo libro, afferma che esiste qualche divergenza sull’esatta posizione di Hara. Ne suggerisce poi la collocazione in una zona (interna) compresa tra due e quattro dita sotto l’ombelico. Per chi ha qualche familiarità con l'agopuntura della Medicina Tradizionale Cinese diremo che corrisponde alla zona compresa tra due punti dislocati sul Meridiano energetico di Vaso Concezione. Essi sono Qi Hai (VC 6: Mare del Qi – Kikaiin giapponese) e Guan Yuan (VC 4: Barriera, o passaggio, o cancello, della sorgente originaria – Kangen in giapponese. Punto Mu di Intestino Tenue). La zona è quella. Forse ‘Guan Yuan’ (il 4 di VC, a quattro dita dall’ombelico) è la collocazione più esatta. Vedremo infatti che anche nella lettura degli ideogrammi di Hara e di Guan Yuan (o Kangen) sono presenti le maggiori affinità.
Prima di passare ad analizzare le caratteristiche energetiche di questi punti è interessante prendere in esame proprio gli ideogrammi che li rappresentano. Come sempre, quando si vanno a leggere ed interpretare in tutte le loro sfumature, permettono di comprendere molte cose. Esistono due ideogrammi che esprimono entrambi Hara, pur se con qualche differenza tra di loro. Cominciamo con l’esaminare il primo:
Hara = ventre
Questo ideogramma, che si legge Hara (ma anche ‘Fuku’ in una pronuncia più simile a quella cinese) ha il significato di ‘ventre’ (addome, pancia). E’ composto di più segni ideografici: a sinistra un radicale che significa ‘carne’, o anche ‘un corpo fatto di carne’ (per indicare che si tratta di un concetto che è poi ‘concretizzato’ in un corpo umano). L’ideogramma di destra è composto di due segni: quello superiore indica un sole che sorge, quello inferiore una mano che si apre. Questi due segni (nel loro essere insieme) stanno ad indicare il rinnovarsi della vita.
Quindi, in questo primo ideogramma, Hara è Ventre inteso come quella zona del corpo dove l’energia della vita si rigenera e si rinnova. E’ da intendere proprio come quella parte del nostro corpo (la zona addominale) che è sede di tutti quei processi indispensabili al mantenimento della nostra esistenza. Il sole che sorge sta ad indicare il ripetersi ed il rinnovarsi ogni giorno del ciclo vitale, mentre la mano che si apre può forse avere il significato dell’accogliere questo continuo rigenerarsi. Il tutto come un fatto molto concreto in un corpo umano.
Analizziamo ora invece l’altro ideogramma la cui lettura è sempre Hara ma scritto con segni diversi:
Hara = radura, distesa incolta
Questo ideogramma si legge sempre Hara ma assume significati diversi. In questo caso troviamo espressa una ‘radura’, una distesa incolta e un po’ selvatica. “Un luogo selvatico che accoglie e protegge tante forme di vita animale e vegetale”. Inoltre sta anche ad indicare "quelle radure dove cominciano a formarsi quei ruscelli che poi vanno ad irrorare i campi”. Credo possano essere intesi i cosiddetti ‘fontanili’ (come vengono chiamati dai nostri contadini), quelle sorgenti d’acqua di pianura importantissime per l’irrigazione dei campi, chiamate anche ‘risorgive’.
In questo secondo ideogramma, pertanto, con l’idea delle ‘risorgive’, troviamo il concetto di ‘Sorgente’. Infatti l’altra lettura (in cinese ‘nipponizzato’) di questo ideogramma è ‘Gen’ (corrispondente al cinese ‘Yuan’) il cui significato è proprio ‘Sorgente’ (o anche ‘Fonte Originaria’, ‘Origine’ecc.). Troviamo poi questo ideogramma contenuto nel nome cinese di VC 4 (Guan Yuan: ‘Barriera dell’energia originaria’ o ‘Cancello della sorgente originaria’ ecc.) dove si accompagna all’ideogramma ‘Guan’ (Kan in giapponese – Kangen è sempre VC 4) che indica appunto una barriera, un cancello o un passaggio obbligato.
Il tutto ci riporta quindi, anche concettualmente, a questo punto che è situato circa quattro dita sotto l’ombelico e che forse possiamo considerare proprio come il centro di quella zona del nostro corpo legata ad Hara. Proviamo ora ad individuare le caratteristiche energetiche di questo punto e di altri punti presenti nella stessa zona analizzando quanto ne dicono i testi della Medicina Tradizionale Cinese. Nei testi che ho avuto modo di consultare Guan Yuan viene dato come importante punto di riunione dei tre Canali Yin del basso (Milza, Fegato e Rene). Ha quindi un grande rapporto con lo Yin, cosa che gli torna anche abbastanza naturale essendo Vaso Concezione il ‘Mare dello Yin’ ed avendo questo Canale Straordinario la caratteristica del ‘prendersi carico’ della vita.
Il campo d’azione di questo punto è molto ampio e importante, esso "nutre lo Yin ed il Sangue, tonifica (e giova in generale) la Yuan Qi (energia originaria), tonifica i Reni, rafforza lo Yang, regola l’Utero, calma lo Shen e radica lo Hun”. Questa influenza ‘sedativa’ sugli aspetti spirituali di Cuore e Fegato è naturalmente dovuta anche alla sua forte azione sullo Yin, in una logica di equilibrio Yin/Yang. Risponde quindi, come azione generale, a tutto quanto ci potevamo aspettare, dato il suo rapporto con questa realtà molto profonda legata alle energie ‘originarie’. Secondo un testo americano – Grasping the Wind – questo punto è "a via di passaggio del Qi originario, l’incontro dello Yin e dello Yang originari, ed il posto dove il Qi originario è immagazzinato e conservato…. E il suo nome corrisponde al tentativo di esprimere tutte queste idee.” Sempre lo stesso testo propone anche un elenco di ‘nomi alternativi’ che sono a volte usati per definire VC 4. Tra i molti, che vanno da ‘Cancello della vita’ a ‘Porta del bambino’ (per sottolinearne le funzioni ed i molteplici rapporti, ad es. con l’Utero), una denominazione importante è ‘Dan Dien’ o ‘Campo del Cinabro’. (Il punto infatti corrisponde anche al Dan Dien Inferiore).
Anche nella tradizione dello Yoga la zona è importante. Per qualche autore corrisponde alla zona del 3° Chakra, che posiziona questo Chakra due dita sotto l’ombelico). Il nome del 3° Chakra è ‘Manipura Chakra’, che tradotto significa ‘La Città dei Gioielli’. Manipura è ritenuto un centro importante per il risveglio della Shakti (Energia). Il nome ‘Città dei Gioielli’ sta ad indicare l’importanza di questo Centro, dal quale si dice abbia inizio il cammino evolutivo dell’uomo verso i ‘piani alti’ della coscienza. (Nei primi due Centri sottostanti Manipura sono invece predominanti le caratteristiche più istintivamente ‘vitali’: sessualità ecc.).
E’ interessante notare come l‘area di questo punto, che viene anche chiamato “Cancello del Fuoco della Vita”, nella tradizione indiana è considerata legata all’Elemento Fuoco, elemento molto importante per il risveglio e la realizzazione personale. Nella mitologia yogica, inoltre, Manipura è considerato come il ‘livello celestiale dell’esistenza’. Tornando invece all'agopuntura, sempre nella zona possiamo segnalare un altro punto che ha caratteristiche piuttosto simili a VC 4. Si tratta di Rene 13 (Qi Xue: ‘Foro – o Caverna – del Qi’) localizzato lateralmente a mezza distanza da VC 4. questo punto "può essere usato per tonificare in modo profondo i Reni ed il Jing del Rene (come Guan Yuan – VC 4) grazie anche al fatto di essere un punto del Chong Mai, che fa circolare il Jing del Rene.” ‘Grasping the Wind’ ne parla come un punto di manifestazione del Qi renale e dice che nella tradizione anche qui vengono assegnati nomi diversi allo stesso punto: ‘Porta del Bambino’ al punto di destra e ‘Cancello dell’Utero’ a quello di sinistra. Sono questi dei nomi che avevamo già trovati in Guan Yuan, quindi possiamo ancora rilevare una certa ‘parentela’ tra questi punti che risiedono in questa zona legata all’Hara.
Un altro punto importante che si riferisce sempre a quest’area è VC 6 (Qi Hai: ‘Mare del Qi’) che troviamo posizionato circa due dita sotto l’ombelico.

Questo è "uno dei maggiori punti del corpo, con un forte effetto sul Qi e lo Yang. Può essere usato per un forte esaurimento fisico e mentale e contro la depressione. Tonifica inoltre la Yuan Qi e lo Yang del Rene.” E’ un punto che reagisce molto bene alla tecnica di moxibustione (riscaldamento di aree cutanee) ed è ottimo per quei pazienti che hanno la sensazione che ogni cosa nella vita sia una fatica. Quindi possiamo definire anche questo un forte punto di ‘rigenerazione’. Il nostro testo americano lo dà come zona di grande riserva del Qi di tutto il corpo ed afferma che “…nelle pratiche Taoiste di meditazione il respiro viene portato in questa zona ed il Qi viene qui immagazzinato.” Tra VC 4 e VC 6 abbiamo poi il punto Mu di Triplice Riscaldatore (VC 5 Shi Men: Porta di Pietra) che, anche per via del suo legame col T.R. (che è ‘Via maestra’ della Yuan Qi) ha una forte influenza sulla questa energia originaria: “stimola la circolazione della Yuan Qi negli organi e nei meridiani". Rileviamo inoltre come anche Shi Men abbia tra i suoi nomi alternativi "Campo del Cinabro" e "Cancello della vita".

Riassumendo quindi le caratteristiche energetiche generali di quest’area, ne rileviamo una forte relazione con le nostre energie originarie (sempre abbiamo trovato riferimenti alla Yuan Qi). E’ un’area fortemente collegata con i Reni (come sede del Jing originario) e di grande rapporto con lo Yin e lo Yang del nostro organismo. Inoltre, in tutti i punti che abbiamo potuto analizzare, abbiamo sempre trovato l’idea del rinnovamento e della rigenerazione che avevamo avuto modo di leggere anche negli ideogrammi. Credo però che questa zona non ci apra solo ad un contatto con le nostre “Grandi Energie”, cioè le nostre energie costituzionali profonde. Nella citazione di Von Durckheim dalla quale siamo partiti, circa la malattia e la guarigione, si parla di Hara come di una possibile apertura a forze ancora più nascoste, profonde e potenti. Molte sono le pagine che Von Durckheim dedica nel suo libro a questa ipotesi, da queste pagine possiamo partire per un’ultima riflessione sull’Hara.
Il nostro autore tedesco lascia intendere che la Via che porta allo sviluppo di questo nostro ‘Centro energetico’ ci apre a forze profonde e misteriose. Queste forze sembrano andare ben oltre le nostre potenzialità’ individuali, qui ed ora (intendendo con questa espressione le nostre caratteristiche energetiche costituzionali prese così come sono in un determinato momento della nostra vita). Egli afferma infatti che l’uomo che dispone di Hara non è rimesso solamente a sé stesso, in quanto “questo ancorarsi nel Centro assicura all’uomo una forza che lo mette in grado di padroneggiare l’esistenza in modo diverso di quanto gli sarebbe possibile per mezzo del solo "Io". E’ una forza che sostiene e che rinnova l’essere in maniera misteriosa, una forza che ordina e che dà forma, che risolve e rende interi, che unifica”. Affidandosi ad Hara, dice ancora, l’uomo “mette le proprie capacità al servizio di una forza profonda che compirà per lui l’opera e l’azione quasi senza che egli intervenga. Ma l’attivazione di codesta forza ha per premessa l’ancoraggio dell’uomo all’Hara, nel Centro libero dall’Io”.
La Via che consente lo sviluppo di Hara permetterebbe quindi all’uomo di vivere questa forza nel suo duplice aspetto: come una forza speciale che può usare nella sua vita nel mondo e che, nel contempo, gli permette di entrare in contatto con le energie metafisiche della sua essenza più profonda. Questo contatto, secondo Von Durckheim, è il senso più profondo di Hara. E il percorso che un individuo compie in questa Via di ricerca e di allenamento per lo sviluppo di Hara ha il senso di un percorso in una ‘Via Interiore’ che consente “l’unità con l’Essere e l’Essenza sovraumana”. Quindi il contatto profondo con Hara permetterebbe all’uomo di rapportarsi con una dimensione più ampia, aprendolo a quella che viene definita “la Grande Vita che sorregge e protegge”. In questa dimensione egli verrebbe ad acquisire un nuovo sentimento del vivere e il senso di una nuova forza e di una nuova ‘vicinanza’. “Non è – continua Von Durckheim – una forza che ‘si ha’ ma una forza nella quale ‘si è’ . In essa l’uomo percepisce la sua partecipazione ad un ‘Essere’ a cui, nel senso più profondo, appartiene e a cui è più legato che non al mondo. Sente anche che essa non costituisce solamente il fondo vero della sua vita ma altresì il principio più profondo dell’intero Universo.”
E’ interessante notare come in molte affermazioni di Von Durckheim ritornano quei concetti di ‘Sorgente’ e di ‘Origine’ che abbiamo continuamente avuto modo di leggere negli ideogrammi di Hara e negli agopunti che abbiamo analizzati, pur se nelle sue parole intendono assumere significati molto più ampi. Scrive infatti che “….E’ come se grazie all’Hara l’uomo percepisse ciò che esso è nel senso primordiale; come se egli scoprisse quella scaturigine profonda della propria natura. Solo l’emergere di questa natura originaria e il contatto con l’Essere che essa stabilisce apre all’uomo la Via verso la sua vera autorealizzazione” (nella tradizione Yoga, d’altra parte, avevamo visto che l’aprirsi di Manipura Chakra permette l’inizio del cammino evolutivo dell’uomo verso i piani alti della coscienza).
L’ultima parte del libro di Von Durckheim è poi dedicato all’importanza della ‘pratica’, e in queste righe leggiamo un’affermazione di grande importanza:
“non si capisce come ai nostri tempi si pensi che si possa prescindere da una pratica quando si tratta di aprirsi una Via verso la trascendenza”.
Secondo le affermazioni di Von Durckheim, quella di Hara è quindi anche una grande forza trascendente, della quale non è certo facile dire cosa esattamente sia. Però, egli scrive, “essa si manifesta quale forza cosmica in date varietà dell’esperienza vissuta e può venire assunta in una costituzione interiore grazie alla quale l’uomo per un lato la vive, dall’altro può dimostrarla nel mondo”. Riflettendo su queste pagine non si può fare a meno di pensare che, pur se con terminologie diverse, possiamo trovare “tracce di Hara” (o di qualcosa di molto simile) anche in altre Vie di trascendenza (o in altri cammini religiosi, per usare parole più semplici e più adeguate alla nostra cultura e alle nostre tradizioni).
Nel suo libro Bendowa (Il cammino religioso – ed. Marietti) scritto nel 1231, Dogen, il Maestro Zen fondatore della Scuola Soto, raccomanda di affidarsi completamente alla forza dell’Universo che tutto sostiene. Affidandosi, nella pratica dello zazen, a questa forza “si dischiude tutta l’ampiezza e la profondità del mondo senza limiti”. La traduzione letterale di Bendowa significa ‘Sulla pratica della Via’, e contiene il cuore dell’insegnamento di Dogen. Nella pratica concreta di assumere con il proprio corpo la posizione seduta della meditazione zen (zazen) è possibile affidarsi a questa grande forza trascendente. Scrive Dogen:
“A chiunque sin dalla nascita è dato con pienezza il principio della condizione in cui la persona vive il ‘Sé originale’ genuinamente. Però, se non passa attraverso il fare praticamente proprio zazen, quel principio non appare manifestato e se non si evidenzia nello zazen in realtà non lo si ha. Solo la pratica effettiva dello zazen è direzione e forma fondamentale del vivere in modo autentico il Sé originale.”
Questo è quello che Dogen chiama “l’insegnamento misterioso e sottile trasmesso da tutti i Buddha e i Patriarchi”. In questo senso, e con questa visione delle cose, anche alcune affermazioni di Meister Eckhart, mistico cristiano vissuto intorno al 1200, escono da quella genericità in cui troppo spesso le consideriamo, per assumere una concretezza diversa. Per fare un esempio: scrive Eckhart “Chi vuole penetrare nel fondo di Dio, in ciò che ha di più intimo, deve prima penetrare nel suo fondo proprio, in ciò che esso ha di più intimo. In effetti nessuno può conoscere Dio, se prima non conosce se stesso”. Forse, con queste parole, Eckhart vuole proprio indicarci che esiste una possibilità di sperimentare concretamente quel ‘contatto’ con qualcosa che possiamo pensare come l’origine stessa della nostra esistenza.
Per concludere, e tornando al pensiero dal quale eravamo partiti, Hara viene proposta anche come una grande forza di guarigione. Il Maestro (e medico taoista) Jeffrey Yuen, parlando di alcune diverse modalità di intervento terapeutico, riconosceva l’esistenza e la possibilità, tra queste, di una modalità del tutto particolare, che lui definiva di tipo ‘sciamanico’. Una modalità che è oltre l’abilità soggettiva del terapeuta e oltre la condizione oggettiva del paziente. L’uso di questo termine ‘sciamanico’ non può fare a meno di rimandarci ancora una volta alla capacità di sapersi affidare, da parte dell’uomo, a quelle forze profonde e misteriose alle quali, come dice Von Durckheim “l’Hara certamente lo apre”. 

tratto da http://www.altrogiornale.org/hara-la-forza-dellenergia-originaria-massimo-beggio/