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giovedì 8 giugno 2017

La comparsa dell'Homo Sapiens è da retrodatare

A Jebel Irhoud sono stati rivenuti fossili di almeno cinque ominidi vissuti tra 300 e 350 mila anni fa. Finora la culla del sapiens era ritenuta l'Etiopia e il Sud dell'Africa, dove furono scoperti fossili risalenti a 195 mila anni fa.

Ora questa scoperta sposta le lancette della nascita dell’Homo sapiens più indietro nel tempo, creando nuovi interrogativi sulle nostre origini. Su di una collina isolata del Nordafrica, in Marocco, si trova il sito di Jebel Irhoud, ben noto per le sue preziosi reperti archeologici. Qui il ritrovamento di nuovi fossili e l’indagine con strumenti più sofisticati di altri scoperti a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo hanno permesso di stabilire che i primi esemplari di sapiens sono apparsi tra 300 e 350 mila anni fa. Finora la culla dell’uomo moderno erano ritenute l’Africa orientale, principalmente l’Etiopia, e il Sud dell'Africa, dove i fossili raccontavano una presenza umana intorno a 195 mila anni fa. «I resti umani (in Marocco, ndr) sono i più antichi riferiti all’Homo sapiens» scrive sulla rivista Nature Jean-Jacques Hublin del Max-Planck Institute tedesco e alla guida del gruppo internazionale di paleontologi protagonista della scoperta.

Un salto indietro nel tempo

Dunque siamo nati centomila anni prima e ciò che rimane di almeno cinque ominidi (soprattutto parti di teschi, mandibole, denti) analizzati in modi diversi, in particolare con tecniche di luminescenza, hanno portato al risultato che di certo riaccenderà le discussioni sulla complicate interpretazioni dei primi rami del nostro albero genealogico. A rafforzare le conclusioni sul balzo indietro nel tempo sono giunte le datazioni di altri materiali trovati intorno, selci lavorate e resti di animali che hanno permesso di ricostruire la dieta del nostro antenato. «Si cibava di diversi tipi di animali di cui andava a caccia — dice Teresa Steele, paleoantropologa dell’università di California, a Davis, anche lei parte del gruppo —. Mangiava carne di gazzella, occasionalmente di gnu, di zebra e stagionalmente pure uova di struzzo. Rompeva le ossa molto lunghe, aprendole per assaporare il midollo. Tutto ci dimostra che il Nordafrica ha avuto un ruolo significativo nell’evoluzione dell’uomo moderno».

Dall’Etiopia al Marocco

Le indagini in passato sui fossili di Jebel Irhoud avevano suggerito un’età dell’antenato molto più recente, intorno a 40 mila anni, tanto da considerarlo una forma africana di Neanderthal. Le successive analisi cancellavano le prime ipotesi arrivando poi negli ultimi anni a considerali contemporanei agli abitanti dell’Etiopia. Adesso i nuovi reperti e le nuove tecnologie hanno portato ad un ulteriore, clamoroso, passo avanti mostrando un’evoluzione più complessa e ponendo in modo più forte delle domande che prima potevano sembrare solo delle speculazioni teoriche. Ci si chiedeva, infatti, se la biologia dell’uomo moderno fosse emersa rapidamente intorno a 200 mila anni fa oppure se si fosse sviluppata gradualmente negli ultimi 400 mila anni. 
Questa seconda interpretazione sembra prevalere grazie alla scoperta in Marocco. «Ora è chiaro che la storia dell’umanità è più articolata e probabilmente coinvolge l’intero Continente africano», aggiunge un altro ricercatore del team, Rainer Grun direttore dell’Australian Research Centre for Human Evolution dell’Università di Griffith. «I reperti sono molto interessanti — commenta il paleontologo Giorgio Manzi dell’Università La Sapienza di Roma —. Però mi sembrerebbe più corretto parlare di ominidi che rappresentano una transizione tra forme arcaiche e moderne. Cioè sono espressioni di un trend evolutivo che ancora non ha espresso il vero Homo sapiens. Tra l’altro — sottolinea — ci sono vari fossili appartenenti a queste fasi di passaggio emersi dal Sudafrica alla Tanzania. E sono dei casi che andranno spiegati con una visione più ampia rispetto al passato».

martedì 16 maggio 2017

La geometria degli antichi astronomi babilonesi

Un ricercatore della Humboldt University di Berlino ha decifrato una tavoletta di argilla proveniente dell'antica Babilonia che rafforza la teoria secondo la quale i popoli mesopotamici erano in possesso di conoscenze matematiche ed astronomiche molto avanzate. L'antica tavoletta babilonese è stata tradotta dall'archeoastronomo Mathieu Ossendrijver.
Dopo attenti studi, i ricercatori hanno concluso che gli antichi astronomi babilonesi erano in grado di calcolare i precisi movimenti celesti di Giove con l'aiuto di un'antica forma di calcolo geometrico, che, secondo gli studiosi tradizionali, non è mai stata usata da nessun altro nel corso dei millenni successivi.
Il sito di divulgazione scientifica "Science Alert" riferisce a tal proposito:
“Questo significa che questi antichi astronomi mesopotamici non solo avevano capito come predire i percorsi di Giove più di 1000 anni prima che esistessero i primi telescopi, ma hanno anche utilizzato tecniche matematiche che avrebbero formato le basi del calcolo moderno come lo conosciamo oggi.” 
La scoperta è interessante, dal momento che la tavoletta appartiene ad un gruppo di centinaia di altre tavolette che sono state recuperate dagli scavi nel corso del XIX secolo, ed i ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando da anni per cercare di decodificarle tutte.
Questa tavoletta è solo una delle prove che suggeriscono che gli antichi astronomi avevano la conoscenza e la capacità di calcolare sia la velocità sia la distanza degli oggetti celesti. La tavoletta dimostra che gli antichi astronomi babilonesi tracciavano i movimenti di Giove nel cielo in un determinato periodo di tempo. Hanno raggiunto questo risultato misurando la velocità del pianeta ogni singolo giorno e usato forme avanzate di calcolo geometrico che ha permesso loro di misurare con precisione la velocità del pianeta dal primo al sedicesimo giorno e tracciarne lo spostamento.
Gli antichi astronomi babilonesi hanno calcolato l'area all'interno di un trapezio, che ha permesso loro di scoprire dove il pianeta fosse situato nel cielo. Questo secondo i ricercatori, è lo stesso legame tra velocità e spostamento, che viene insegnato oggi nelle scuole.
È interessante notare che gli scienziati moderni come gli studiosi del XIV secolo possiedono la stessa comprensione circa velocità e spostamento. Hanno anche collegamenti circa l'uso della forma trapezoidale. Queste idee erano gli antecedenti del calcoli sviluppati da Newton e Leibniz, ma i Babilonesi ci sono arrivati molto prima.
Questa scoperta è unica e innovativa, e dimostra quanto poco sappiamo delle antiche civiltà come i Babilonesi, gli Egizi, gli Aztechi e Maya. Questi erano tutti popoli con astronomi incredibilmente abili, nonché di ricercatori e costruttori che hanno compiuto imprese incredibili migliaia di anni fa.

giovedì 11 maggio 2017

Torre di Babele tra mito e realtà

Molti credono che la Bibbia sia solo frutto di miti e fantasie, altri invece credono sia verità in quanto parola di Dio. Infine c'è chi cerca prove archeologiche che verifichino la veridicità dei racconti biblici. Un professore della London University afferma che una tavoletta proveniente dall'antica Babilonia sia la prova che la celebre torre di Babele biblica sia esistita realmente. 

La Bibbia, nel capitolo 11 del libro della Genesi, afferma che in principio esisteva una sola lingua originale parlata da tutto il genere umano, un unico modo di comunicare comune a tutti i popoli. Il racconto continua riportando di come questo popolo entrato nella terra di Sennaar (probabilmente l'antica Sumer) costruì la torre di Babele:


1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". 5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e
confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

La teoria della lingua primigenia o protolingua è solo una di quelle esistenti per spiegare la nascita e diffusione del linguaggio. 
Andrew George, professore presso l'Università di Londra, crede di aver trovato  in un antica tavoletta proveniente dalla città di Babilonia le prove efficaci a suffragio dei testi biblici. 
La tavoletta di argilla cotta che il dottor George ha esaminato, è stata scoperta circa un secolo fa tra le rovine di Babilonia (ora odierno Iraq), e mostra una ziggurat a sette gradoni. 
Essa mostra il re con il consueto copricapo conico e i dettagli della costruzione della torre. 
“Questo è un forte elemento di prova che il racconto biblico della torre di Babele è stato ispirato da questo tipo di edificio”, ha detto il dottor George. 
“In cima alla tavoletta c'è un rilievo raffigurante la pianta di una torre e un testo che è stato cesellato nel monumento, e l'etichetta è facilmente leggibile: Etemenanki Ziggurat Babili
“E cioè Ziggurat o Tempio Torre della Città di Babilonia. L'edificio e il suo costruttore sono presenti sullo stesso rilievo“, dice il professore. 
Il testo parla del popolo arruolato per costruire la torre, come tradotto dal Dr. George: 
Dal Mare superiore (Mediterraneo) al mare più basso (Golfo Persico), da terre lontane e brulicanti di popoli si mossero per costruire questa ziggurat di Babilonia. 
Nel XIX secolo ci sono state scoperte e prove archeologiche che confermavano l'esistenza dei re assiri descritti nella Bibbia.
Gli esperti avevano già ipotizzato che il re Nabucodonosor II avesse fatto costruire una ziggurat a Babilonia, dopo aver stabilito la città come capitale del suo impero. La tavoletta fornisce ulteriori elementi di prova. 
La città di Babilonia era stata fondata intorno al 2300 a.C., circa 120 km a sud dell'odierna Baghdad. Gli Ittiti saccheggiarono Babilonia nel 1595 a.C., e Nabucodonosor cominciò a ricostruire la città nel 612 a.C., edificando un nuovo edificio sulle rovine di una torre più antica. Gli archeologi pensano che la torre di Babele misurasse 100 metri per ogni lato e avesse un altezza di 100 metri. Di questo antichissimo edificio rimane solo una piccola parte di detriti.
Ma chi costruì questa torre originaria? La Bibbia ci fornisce un indizio nel capitolo 10 della Genesi:

8... Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra. 9 Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: "Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore". 10 L'inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar. 11 Da quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach 12 e Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città.

Questo valente guerriero e condottiero in aperto contrasto col Dio biblico (il termine "davanti" assume un significato di contrapposizione) aveva il centro del suo regno a Babele (Babilonia). Nimrod apparteneva alla stirpe di Cam, uno dei tre figli di Noè scampati al Diluvio. 
Racconti sumeri invece parlano della costruzione dell'Esagila (E.Sag.Ila, la casa grande dio) oppure Babili (Bab.Ili, porta degli dei). La costruzione secondo questi miti è opera del Dio Marduk e di suo figlio Nabu, in opposizione alla volontà e alla supremazia del Dio Enlil. Anche in questo racconto la torre viene distrutta:

...durante la notte il signore del cielo (Enlil) scese sulla terra, ma gli uomini contro di lui si scagliarono. Egli rase allora al suolo la città, e il suo comando fu che fossero dispersi e le loro menti confuse.  

I punti in comune nei due racconti (sumero e biblico) è lampante, ed è chiaro anche chi abbia copiato chi, essendo il testo sumero molto più antico di quello biblico.

lunedì 27 marzo 2017

Guerre antiche - armi moderne

Hiroshima e Nagasaki rimarranno per sempre indelebili nella storia come le prime due città distrutte da ordigni nucleari. Ma sono davvero queste le due città ad aver subito per prime l'abominio della desolazione? Alcuni testi indù risalenti a migliaia di anni fa sembrano suggerire che un certo tipo di arma altamente avanzata che assomiglia ad una bomba atomica è stata sganciata sulla Terra circa dodicimila anni fa. Il Mahabharata e il Ramayana sono racconti epici scritti nell'antica lingua sanscrita redatti nel VIII o IX secolo a.C. dove si racconta di guerre ed imprese a cui prendono parte uomini, semidei e divinità. Alcuni brani del Mahabharata suggeriscono l'ipotesi di un vero e proprio conflitto nucleare, in un passo si legge: "Un singolo proiettile carico con tutto il potere dell'Universo... una colonna incandescente di fumo e fiamme brillante come 10.000 soli, è aumentato in tutto il suo splendore... era un'arma sconosciuta, un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte che ha ridotto a ceneri un'intera razza". E poi prosegue: "I cadaveri erano così bruciati da essere irriconoscibili. I loro capelli e le unghie caddero, le ceramiche rotte senza alcuna causa apparente, e gli uccelli diventarono bianchi. Dopo un paio d'ore, tutti i prodotti alimentari erano stati infettati. Per uscire da questo fuoco, i soldati si gettarono nel fiume". Quest'arma devastante viene chiamata Brahmastra.
Keigo Ogura, una donna sopravvissuta all'atomica di Hiroshima, ricorda cosi quei momenti terribili: "ero a casa, 2,4 chilometri a nord dall’epicentro dello scoppio. Erano le 8 e un quarto di mattina, fui colpita da una luce fortissima e violenta, che mi scaraventò a terra, svenuta... Quando ripresi conoscenza tutti i vetri erano in mille pezzi, i mobili erano in frantumi. Hiroshima bruciò per tutta la notte e tutto il giorno dopo Eravamo confusi, perché per bruciare una città intera ci sembrava ci fosse bisogno di molte bombe, e ne era caduta una sola. Poi arrivarono i superstiti. Camminavano come fantasmi: tenevano le braccia in avanti mentre la pelle cadeva a brandelli. Avevano addosso solo lembi di vestiti bruciati, erano così sfigurati, gonfi e ustionati da essere irriconoscibili. Alcuni avevano i capelli dritti sulla testa, erano quasi nudi, con i corpi così malridotti che non si capiva se fossero uomini o donne.I feriti più gravi chiedevano acqua disperatamente. Io sapevo che non si doveva dare acqua agli ustionati, ma le loro grida erano troppo insistenti e ho portato acqua ad alcuni di loro... perdevano i capelli, avevano nausee fortissime, poi sopravveniva la febbre e morivano. Il fiume era pieno di cadaveri". 
Le analogie tra i due racconti distanti migliaia di anni sono sconcertanti.
Molte religioni hanno storie epiche di battaglie dove confluiscono elementi storici reali e personaggi e storie di fantasia, e molte delle descrizioni delle battaglie all'interno di questi testi parlano di armi devastanti. In questi scritti si citano anche le conseguenze simili a quelle di un'arma nucleare. Alcune delle vicende storiche potrebbero essere volutamente esagerate dagli autori per manifestare la potenza delle armi e delle figure coinvolte, ma alcuni ritrovamenti archeologici tendono a confermare questi racconti, come la scoperta nei primi anni 1990 di un territorio in Rajasthan dove è presente un elevata radioattività, che ha portato alcuni scienziati a supporre che la zona è stata colpita da un'arma nucleare tra 8000 e 12 mila anni fa, distruggendo alcune città e uccidendo un numero imprecisato di persone. C'è un cratere misterioso vicino alla zona di Mumbai (la vecchia Bombay) nell'India occidentale, che sfida ogni spiegazione, sembra essere un possibile sito di detonazione di un'arma nucleare. Nelle città di Moenjo Daro e Harappa sono stati scoperti molti scheletri sparsi per la città, che presentano segni di calcinazione e carbonizzazione, mentre i vasi e mattoni erano completamente vetrificati. Questi sono segni chiari del raggiungimento di altissime temperature, come nel caso di un incendio devastante. Le due città della valle dell'Indo, risalgono secondo la scienza ufficiale al III millennio a.C., anche se si ipotizza che possono essere molto più antiche. Città antichissime non sono più una fantasia degli archeologi più originali come dimostra la scoperta di Gobekli Tepe, una città risalente al X millennio a.C. ubicata nell'odierna Turchia. 
Altri testi antichi e miti parlano di armi con un altissimo potenziale distruttivo:

Indra e Vrtra 

Indra, il dio degli Arii viene associato al potere della folgore e del temporale. La sua arma è il vajra, definito il "fulmine risonante", è indistruttibile come un diamante,  con essa sconfigge Vrtra, il dio associato alla figura del serpente. Thor della mitologia norrena e Zeus di quella greca hanno le stesse caratteristiche di Indra.

Nin.Urt.Ta e An.Zu

Il dio sumero Nirurta è figlio della divinità principale Enlil, e nipote di Anu il dio celeste. Egli si scontrò contro Anzu, reo di aver rubato le "tavole dei destini". Ninurta volava servendosi del suo Im.Du.Gud, il "divino uccello nero", utilizzava armi definite come "dardi di luce" e "turbine di vento". Gudea re di Lagash costruì un "recinto sacro" per il suo chiamato E.Ninnu (casa dei 50, numero di rango di Ninurta) con l'aiuto del dio Nin.Gish.Zid.Da. 

Horus e Seth

Lo scontro epico tra Horus, figlio di Osiride e Iside, e suo zio Seth avviene utilizzando "colonne fiammeggianti". Horus per vendicare suo padre, ucciso con l'inganno da Seth, sfida quest'ultimo in un "duello aereo". Horus utilizza armi fatte di "ferro divino" forgiate dal dio Thot. 

Sodoma e Gomorra - Epica di Erra

Il racconto biblico della distruzione delle due città "peccatrici" per la loro condotta immorale (anche se nel libro del Deuteronomio si afferma che il peccato non ha niente a che fare con la loro condotta sessuale ma perché hanno abbandonato l'alleanza con Yahweh) è una eco del testo sumero definito l'epica di Erra, dove viene descritta la distruzione delle città nemiche che erano passate dalla parte del dio Marduk. Il dio Erra (l'annientatore) ossia Nergal e Ishum (colui che brucia) ossia Ninurta per compiere l'opera di distruzione usano le "sette armi del terrore". Un effetto non previsto fu il cosiddetto "vento del male", che trasportò le radiazioni verso Sumer, nel testo si legge:

Sulla terra (Sumer) cadde una calamità,
sconosciuta era all'uomo;
una che mai prima fu vista,
una che non poté essere sopportata.
Una grande tempesta dal cielo...
Una tempesta che uccideva la terra...
Un vento maligno, come un torrente impetuoso...
Una cruenta tempesta unita a un calore divampante...
Priva di giorno la Terra di sole splendente...
la sera le stelle non rilucevano ...

Le persone terrorizzate a malapena respiravano, 
le ghermiva il vento maligno
senza concedere loro un altro giorno...
Le bocche erano piene di sangue, 
le teste nel sangue sguazzavano...
Il volto era reso pallido dal vento maligno.

Provocò la desolazione nelle città,
la desolazione entrò nelle case;
le stalle divennero desolate, e vuoti gli ovili...
I fiumi di Sumer fece scorrere
con un'acqua amara;
i campi bene arati diedero gramigna,
nei campi crebbe erba appassita. 

Storie come queste non sembrano essere solo fantasie di scrittori dell'epoca, ma descrizioni dettagliate degli effetti di armi terrificanti. Un sigillo attribuito all'epoca di Nabucodonosor II sembra ritrarre il sovrano nell'atto di sganciare una bomba ed accanto la conseguente esplosione. E' solo fervida immaginazione?

giovedì 23 marzo 2017

Il segreto della levitazione nelle antiche civiltà

E' possibile che i nostri ancestrali antenati conoscessero i segreti della levitazione? Una tecnologia che è andata persa nel tempo? E' possibile che grandi civiltà antiche come gli antichi egizi, olmechi, pre-Inca e Inca abbiano scoperto i segreti di levitazione e di altre tecnologie che sono state etichettate dalla società di oggi come impossibili e mitologiche? E' possibile che queste antiche popolazioni hanno usato queste "tecnologie dimenticate" per erigere alcune tra le più incredibili antiche costruzioni sul nostro pianeta?

Ci sono decine di incredibili siti megalitici sul nostro pianeta che sfidano le capacità dei nostri giorni: Tiahuanaco, Le Piramidi di Giza, Puma Punku e Stonehenge sono solo alcune. Tutti questi siti sono stati costruiti con blocchi di pietra incredibilmente grandi, dal peso di centinaia di tonnellate, blocchi talmente enormi che le nostre tecnologie moderne fanno difficoltà a spostare. Allora perché le antiche civiltà usavano tali blocchi megalitici di pietra quando avrebbero potuto utilizzare blocchi più piccoli e raggiungere un simile se non identico risultato?

E' possibile che l'uomo antico possedesse tecnologie che oggi sono andate perdute e che avessero una conoscenza che supera la nostra comprensione. Secondo alcuni ricercatori, è possibile che l'uomo antico abbia imparato "l'arte della levitazione", che ha permesso loro di sfidare la fisica e spostare e manipolare oggetti massicci con estrema facilità.

Tiahuanaco

Sfidando moderna tecnologia a circa 4000 metri sopra il livello del mare si distinguono le incredibili rovine di Tiahuanaco e la sua incredibile 'Porta del sole'. “La Puerta del Sol” è una struttura perfettamente intagliata formata da  un unico blocco di andesite che pesa oltre dieci tonnellate. E 'ancora un mistero come quelle popolazioni precolombiane siano riuscite a tagliare, trasportare e intagliare questo blocco di pietra.



Tempio di Giove - Baalbek

Il Tempio di Giove si trova a Baalbek, in Libano, è un altro capolavoro di ingegneria antica dove enormi blocchi di pietra sono stati messi insieme per formare uno dei più grandi siti antichi sulla Terra. Il Tempio di Giove (I sec. dopo Cristo) è stato fondato su tre delle pietre più grandi mai estratte dal genere umano. I tre blocchi delle fondamenta (trilithon) insieme pesano quasi 3.000 tonnellate e sono di un'età molto antica (III millennio a.C.) secondo le datazioni . Ci si chiede che tipo di veicolo è stato utilizzato per il loro trasporto, la risposta è nessuno, è praticamente impossibile trasportare quei blocchi mastodontici con la comune tecnologia moderna figuriamoci con le dotazioni dell'epoca. In qualche modo però l'uomo antico è stato in grado di estrarli dalle cava, trasportarli e posizionarli con tale precisione che non un solo foglio di carta potrebbe passare tra di loro.
A Baalbek inoltre abbiamo la cosiddetta "pietra della gestante", che è una delle più grandi pietre mai tagliate nella storia umana, con un peso di 1200 tonnellate.


Piramidi egiziane

Le piramidi egizie sono un altro mistero irrisolto per la scienza ufficiale. Le piramidi egiziane sono una delle costruzioni "impossibili" che hanno provocato lo stupore tra tutti coloro che hanno avuto l'opportunità di visitarle. Ancora oggi non si sa per certo come civiltà poco avanzate siano state in grado di erigere tali strutture meravigliose. La scienza ufficiale ha proposto che per l'edificazione delle piramidi ci sia voluta una forza lavoro di circa 5000 uomini, che hanno lavorato continuativamente per venti anni, utilizzando corde, rampe e la sola forza fisica.
Abul Hasan Ali Al-Masudi, meglio noto come l'Erodoto arabo, è stato uno storico e geografo arabo del X secolo ed è stato uno dei primi a combinare la storia e la geografia scientifica per uno studio su larga scala. Al-Masudi ha scritto su come gli antichi Egizi trasportavano gli enormi blocchi di pietra usati per costruire le piramidi. Secondo lui, un "papiro magico" è stata posta sotto ciascuno dei blocchi di pietra che hanno permesso loro di essere trasportati. Dopo aver posizionato il papiri magici sotto i blocchi, la pietra sono state colpite da un "asta di metallo" che ha reso i blocchi di pietra capaci di levitare e muoversi. Questo ha permesso alle pietre di muoversi per circa 50 metri dopo di che il processo doveva essere ripetuto al fine di posizionare i blocchi di pietra dove avevano bisogno di metterli. Non sappiamo quanto di vero c'è in quanto Al-Masudi ha scritto circa le piramidi. E' possibile che, proprio come molti altri, sia rimasto semplicemente sbalordito dalla loro magnificenza, concludendo che gli antichi egizi dovevano aver usato mezzi straordinari per costruire le piramidi.


Machu Picchu

Situato a circa 2400 metri d'altitudine sorge il sito archeologico Inca di Machu Picchu. legato al culto del sole, si è ipotizzato che sia stato usato come osservatorio astronomico dalla civiltà Inca. E' come blocchi di pietra siano state trasportate su una montagna scoscesa. Questi blocchi di pietra risultano essere stati intagliati e perfettamente incastrati tra loro come in un puzzle. Ancor più sorprendente è notare che le fondamenta siano perfette mentre le costruzioni più recenti siano meno maestose e precise. La stessa cosa che è avvenuta con le piramidi egizie, le più recenti sono le più mal ridotte, come se un antico sapere e tecniche di costruzione siano andate perdute col tempo.


Stonehenge

Il sito neolitico di Stonehenge è stato riconosciuto dagli archeologi come un antichissimo osservatorio astronomico. Le pietre più grandi del peso che arriva fino anche a 30 tonnellate furono intagliate da una collina distante 30 km e trasportate, mentre altre pietre provengono dal Galles occidentale a circa 230 km dal sito. Per costruirlo secondo gli studiosi sono serviti diverse centinaia di anni di lavoro. Non si sa con certezza chi ha costruito questo sito. Alcuni ipotizzano che sia stata opera dei Druidi, gli antichi sacerdoti celtici e che possa essere stato un luogo di culto di un antica religione perduta. Questo sito perfettamente concentrico è stato costruito su di una Ley line, una delle tante linee di forza sulla griglia energetica terrestre. 


Puma Punku

Sull'altopiano peruviano vicino Tiahuanaco si trovano le rovine di un altro antico osservatorio astronomico, Puma Punku, la porta del puma. Qui sono presenti diverse pietre dal peso di 130 tonnellate. Alcune di queste sono intagliate con grande maestria da formare perfette forme geometriche mentre altre invece in passato erano unite tra loro tramite morsetti metallici. Un altra anomalia è la devastazione di questo sito, come se una immensa forza distruttrice si fosse abbattuta violentemente per mettere fine al suo utilizzo. 


Osirion

L'Osirion (o Oserion) è legato al culto del dio Osiride, si trova ad Abydos, nella zona che in passato veniva chiamata Alto Egitto. Il tempio è formato da enormi pietre che arrivano a pesare anche 200 tonnellate. Attribuito a Seti I (1300 a.C.) in base a frammenti di iscrizioni ritrovate, è fonte di dibattito in quanto si ipotizza che possa essere molto più antico.


Ci si chiede se la tecnologia per la levitazione era presente sulla Terra in un lontano passato e se le antiche civiltà come gli egizi, Inca o pre-Inca conoscessero e ne facessero uso.
Se la evitazione è stato possibile in passato, potrebbe essere possibile ancora oggi.
Secondo lo scrittore Bruce Cathie, nel suo libro "The Bridge to Infinity" (il ponte verso l'infinito) i monaci tibetani in un alto monastero sull'Himalaya hanno compiuto l'impresa di levitare. Qui di seguito, invece, un estratto da un articolo tedesco:
Un medico svedese, il dottor. Jarl, che ha studiato a Oxford. Durante quei tempi strinse amicizia con un giovane studente tibetano. Un paio di anni più tardi, era 1939, il dottor. Jarl ha fatto un viaggio in Egitto per una società scientifica inglese. Qui è stato raggiunto da un messaggero dal suo amico tibetano, che con urgenza gli ha chiesto di recarsi in Tibet per conoscere un vecchio Lama tibetano. Dopo che il dottor Jarl congedò il messaggero, intraprese un lungo viaggio in aereo e poi in carovane di yak (buoi tibetani), fino ad arrivare al monastero, dove il vecchio Lama e il suo amico erano andati a vivere.
Un giorno il suo amico lo portò in un luogo nelle vicinanze del monastero e gli mostrò un prato in pendenza circondato a nord-ovest da alte scogliere. In una delle pareti di roccia, ad un'altezza di circa 250 metri si trovava un grande buco che sembrava l'ingresso di una grotta. Di fronte a questo foro c'era una piattaforma sulla quale i monaci stavano costruendo una parete di roccia. L'unico accesso a questa piattaforma era dalla cima della scogliera e i monaci si calavano con l'aiuto di corde.
In mezzo al prato fu portato un blocco di pietra usando gli yak. Il blocco era di un metro di larghezza e un metro e mezzo di larghezza. Poi 19 strumenti musicali sono stati fissati in un arco di 90 gradi ad una distanza di 63 metri dalla lastra di pietra. Il raggio di 63 metri è stato misurato accuratamente. Gli strumenti musicali consistevano in 13 tamburi e 6 trombe.
Dietro ogni strumento c'erano dei monaci. Quando la pietra era in posizione, il monaco dietro il tamburo piccolo ha dato un segnale per iniziare il concerto. Il piccolo tamburo aveva un suono molto forte, e poteva essere sentito nonostante il suone degli altri strumenti, faceva un terribile frastuono. Tutti i monaci cantavano e scandivano una preghiera, aumentando lentamente il ritmo. Durante i primi quattro minuti non è successo niente, poi appena è aumentata la velocità delle percussioni e il suono è diventato più intenso, il grande blocco di pietra ha iniziato a oscillare e ondeggiare, e improvvisamente si è sollevato in aria con una velocità crescente in direzione della piattaforma della cava a 250 metri d'altezza. Dopo tre minuti di salita è atterrato sulla piattaforma. 
Continuamente furono portati nuovi blocchi al prato, ed i monaci con questo metodo, trasportarono da 5 a 6 blocchi all'ora. Alcune volte le pietre si spaccavano. Il dottor Jarl conosceva già la tecnica di levitazione delle pietre poiché altri esperti tibetani come Linaver, Spalding e Huc ne avevano parlato, ma loro non l'avevano mai visto attuata. Così il dottor Jarl fu il primo straniero che ha avuto l'opportunità di vedere questo spettacolo grandioso.

Tesla e l'effetto Hutchison

Grazie a scienziati come Nikola Tesla oggi la scienza ha compiuto un salto tecnologico, permettendo la levitare di oggetti. Uno di questi esempi è lo skateboard prodotto dalla Lexus. La Lexus utilizza la levitazione magnetica che permette allo skateboard di rimanere in aria senza attrito. Oltre al design incredibile, è possibile il fumo che esce di esso; questo è dovuto all'azoto liquido usato per raffreddare i potenti magneti superconduttori che rendono possibile la sua performance.


L'effetto Hutchison è un'insieme di fenomeni scoperti casualmente da John Hutchison durante i tentativi di studiare le onde longitudinali di Tesla. Gli effetti prodotti includono levitazione di oggetti pesanti e il riscaldamento anomalo di metalli senza bruciare i materiali adiacenti, rotture spontanee di metalli, e cambiamenti sia provvisori che permanenti nella struttura cristallina e delle proprietà fisiche dei metalli. La levitazione di oggetti pesanti dall'Effetto Hutchison non è il risultato di semplice levitazione elettrostatica o elettromagnetica e si verifica come il risultato di interferenze di onde radio in una zona di spazio volumetrico avvolto da sorgenti di alto voltaggio, solitamente un generatore Van de Graff, e due o piu' bobine di Tesla. Com'è ormai noto Tesla ha studiato per anni i fenomeni dell'elettromagnetismo ed ha condotto esperimenti  usando forze elettromagnetiche per far levitare e spostare oggetti nello spazio.
E' possibile che in qualche modo, migliaia di anni fa, l'umanità antica ha utilizzato una tecnologia a levitazione simile che ha permesso loro di trasportare enormi blocchi di pietra senza troppe difficoltà?